BALLARD - VII - LA RIVOLTA BORGHESE
Nota: tutta la Retrospettiva Ballard è in fase di ampliamento e
revisione; tutti i post saranno ripubblicati con nuovi contenuti.
Super Cannes (2000): il
capitalismo portato al parossismo. L'uomo d'affari lavora
quindici ore al giorno, non perché sia costretto ma per sua
natura, e che cosa potrà mai fare nelle ore che gli restano? Staccare
la spina. Radicalmente. È questo il nucleo di questo bel romanzo di
James G. Ballard, scritto alla fine degli anni '90 e del vecchio
millennio.
Super Cannes è un complesso residenziale immenso (l'evoluzione del Condominio) e, di fatto, un mondo a parte governato da regole proprie. Qui lavorano e vivono i protagonisti di importanti affari internazionali, ma per fare in modo che questa oasi della Costa Azzurra funzioni, è necessario equilibrare l'eccesso di lavoro con l'eccesso di divertimento. Altrimenti si finisce per impazzire: infatti si verificano otto omicidi. Paul, marito di una dottoressa appena assunta a Super Cannes, segue le torbide tracce della vita del killer fino alle motivazioni dietro al suo atto. E scopre qual è la regola sovrana di questo paradiso artificiale: l'ultra violenza, che qui viene chiamata psicopatia.
Super Cannes è un complesso residenziale immenso (l'evoluzione del Condominio) e, di fatto, un mondo a parte governato da regole proprie. Qui lavorano e vivono i protagonisti di importanti affari internazionali, ma per fare in modo che questa oasi della Costa Azzurra funzioni, è necessario equilibrare l'eccesso di lavoro con l'eccesso di divertimento. Altrimenti si finisce per impazzire: infatti si verificano otto omicidi. Paul, marito di una dottoressa appena assunta a Super Cannes, segue le torbide tracce della vita del killer fino alle motivazioni dietro al suo atto. E scopre qual è la regola sovrana di questo paradiso artificiale: l'ultra violenza, che qui viene chiamata psicopatia.
Tra i vari
libri dell'ultima fase ballardiana, Super Cannes è il più
lungo e ha un che di didattico. C'è un'arringa che spiega piuttosto
esplicitamente tutto ciò che il libro sottende. All'inizio, gli
ospiti di Super Cannes andavano in crisi e sviluppavano malattie
fisiche e mentali: non riuscivano a sostenere il ritmo della nuova
vita. Poi si è capito come equilibrare la bilancia: fornendo
divertimenti al di là della legge e della morale in vigore nel mondo
esterno, ovvero pestaggi razzisti, sessualità fantasiosa, snuff
movies e quant'altro giovi alla salute mentale degli ospiti. E di
colpo, Super Cannes è diventato un paradiso. Paul e sua moglie
rischiano di restare intrappolati tra i suoi torbidi piaceri ma,
senza voler svelare il finale, basta dire che Paul riuscirà a capire
l'istinto di ribellione all'origine della strage.
Ballard scrive
forse il suo romanzo più lineare, dove le teorie sulla post-umanità
sono puntualmente spiegate senza tanti simbolismi. Questo rende Super
Cannes un romanzo consigliabile a chiunque voglia avvicinarsi
alla poetica ballardiana. D'altra parte però lo rende un po' meno
geniale e tagliente (anche vista la maggior lunghezza) rispetto a
Cocaine Nights, di cui è in pratica una riproposizione sia
per temi che per ambientazione. La scrittura resta comunque ricca di
immagini, paragoni e associazioni visive. Anche nella sua “fase
realista” Ballard resta uno scrittore che sa come far presa sui
sensi del lettore: si avvertono il caldo semitropicale che aleggia su
Super Cannes, i rumori che escono dalla sua labirintica struttura di
cemento, e la si vede con gli occhi dei protagonisti da ogni
angolazione possibile.
Il plausibile futuro che teorizza Ballard è
agghiacciante, specie se pensiamo che il libro è stato scritto alla
fine degli anni Novanta, proprio nel momento in cui si respirava
l'arrivo del Terzo Millennio, internet e i cellulari imperversavano
come rivoluzioni globali; da qui il romanzo trae molta della sua
potenza. D'altro canto Anthony Burgess – e con lui Kubrick –
teorizzava il ruolo dell'ultra violenza già all'inizio degli anni
'60 (Arancia meccanica). Ci voleva James Ballard per portare
il tutto in epoca moderna e, adesso, ci vorrebbe qualcun altro di
altrettanto geniale per traslare il tutto nell'era del virtuale.
In Millennium People (2003)
assistiamo a una “silenziosa rivolta borghese” in un quartiere
londinese, Chelsea Marina. Il dottor Gould e altri rappresentanti del
ceto di “professionisti istruiti” sono anche i fautori di
attentati e rivolte atte a svegliare e dare nuovo senso alla
dimensione sociale di cui sono parte. Un tempo colonna portante della
società, ora vittima dei cambiamenti economici, politici,
tecnologici, la classe borghese vuole ritrovare se stessa e,
paradossalmente, per farlo deve ribellarsi e trasformarsi in ciò che
ha sempre disprezzato. Lo psicologo Markham si mette sulle tracce del
gruppo terroristico quando la sua ex moglie rimane uccisa da una
bomba in aeroporto. E più conosce gli erranti personaggi di Chelsea
Marina e i retroscena delle loro azioni, più si sente suo malgrado
coinvolto.
La violenza totalmente insensata come
solo mezzo di espressione rimasto in un mondo ormai post-moderno è
un concetto su cui James Ballard ci ha già istruito. E ci ha
spiegato con lucidità che siamo in grado di riscrivere le regole
tramite cui identificarci nella nuova società. Qual modo migliore di
attentare alla vita di qualcuno per rivendicare il proprio posto nel
mondo e nel panorama massmediatico? In fondo, non è storia nuova:
John Lennon docet.
Millennium People – titolo che trasmette il momento di transizione, e che quindi
inquadra proprio come una cornice il senso complessivo del romanzo –
può esser visto come il terzo episodio della “quadrilogia
borghese” che conclude la produzione del grande scrittore, un ciclo
definitivo per temi (il punto di arrivo della sua poetica) e
trattazione (realistica e contemporanea).
Mi viene da accostare questo libro più
a Cocaine Nights che non a Super Cannes: esprime gli
stessi concetti da una prospettiva analoga ma diversa, più urbana e
ordinaria. Forse i protagonisti sono meno sorprendenti e
interessanti: la loro funzione non è quella del personaggio
tradizionale, ma di cavie in un labirinto, che dobbiamo seguire nel
loro percorso fino all'ultima porta. Ma il bello di questi ultimi
romanzi di Ballard è che sono interscambiabili, pertanto anche
l'ordine di lettura può influenzare molto l'impressione che si ha di
ciascuno, e non è detto che l'ordine di pubblicazione sia per forza
quello più valido.
Ballard con Millennium People ci
ha dato il libro di fine/inizio millennio che, insieme a Cosmopolis
e Rumore bianco di DeLillo, va letto per prendere coscienza
dell'“uomo nuovo” e di ciò che frulla nella sua mente
trasformata e denaturalizzata. Molto più vicino a noi e alla nostra
realtà di quanto potremo mai vedere nel telegiornale della sera,
Ballard ci mette in guardia verso il Regno a venire... Che,
guarda caso, è il titolo del suo ultimo romanzo.
Leggi anche:
Commenti
Posta un commento