CSN: AFTER THE STORM (1994)
“Dopo la tempesta”: davvero un titolo significativo per questo disco, che segna il ritorno di Crosby, Stills & Nash in ottima forma. La tempesta degli anni '80 era stata musicale (gli scarsi e artefatti risultati di American Dream e Live It Up) ma anche personale (la gravissima dipendenza da droghe di David Crosby e le sue grane legali).
After The Storm
ci riporta al sound e allo stile compositivo dei Settanta, pur con
ispirazioni di tipo diverso, una maturità finalmente abbracciata,
che sarebbe poi stata confermata dagli sporadici lavori successivi
dei tre artisti in combinazioni diverse (il progetto CPR di Crosby;
l'album Crosby & Nash, 2004; qualche altro lavoro solista). Ma
After The Storm è
comunque l'ultimo album di inediti a firma CSN, escludendo la
parentesi di CSN&Y del 1999 (il non disprezzabile Looking
Forward).
Una
parte della critica bocciò questo disco mettendolo in fila con
quelli appena precedenti; tale critica aveva le due tipiche fette di
prosciutto sugli occhi. Basta farlo partire per rendersi conto che,
obiettivamente, non è possibile sostenere questa critica: già il
sound non ha niente da spartire con i synth-pop di
Live It Up, e il
songwriting è cento
volte più trasparente ed ispirato.
Graham Nash ci
regala uno dei brani più belli del disco, se non il migliore: “Find
A Dream”. Poi “Unequal Love” e “After The Storm”, due
ballad semplici ed efficaci, e “These Empty Days”, un'altra delle
chicche del disco.
David Crosby ci
delizia con le incalzanti “Camera”, “Till It Shines” e
“Streat To Lean On”, e collabora per la parte musicale di altri
brani. Steve Stills azzecca il brano in apertura, “Only Waiting For
You”, e l'apprezzabile “It Won't Go Away”, ma le successive
“Bad Boyz” e “Panama” sono terribili tappabuchi. C'è anche
una cover della beatlesiana “In My Life”.
In generale, il
livello di Nash e Crosby è decisamente superiore a quello di Stills;
ogni brano raggiunge invece la perfezione attraverso gli strumenti e
le armonie vocali del trio – non è così obsoleto sottolinearlo,
in fondo si tratta di un importante album di ritorno dopo vertiginose
cadute in basso per le quali bisogna colpevolizzare equamente tutti e
tre.
Paradossalmente,
nelle antologie di Crosby e di Nash questi brani non sono molto
rappresentati. È un disco che si tende a lasciare nel dimenticatoio
ma è un tragico errore: sul serio, chiunque apprezzi gli sforzi di
CSN negli anni 70 non può non apprezzare After The Storm
per la sua qualità re-inventiva. CSN non si riciclano, su questo
album; i brani sono più dritti e commerciali rispetto a certi fasti
psichedelici d'inizio carriera – questo è vero – ma non per
questo meno interessanti. Sarebbe anche più interessante ascoltare
versioni dal vivo di questo materiale; e potrebbe accadere, dato che
Nash ha accennato all'uscita di un live dei primi anni '90.
Leggi anche:
Commenti
Posta un commento