KING: SCHELETRI (1985), EPISODI DALL'UNIVERSO KINGHIANO
Scheletri è una raccolta di
racconti uscita in America nel 1985. Stephen King vi raccoglie
materiale degli anni precedenti e pubblicato originariamente su
alcune riviste. La maggior parte dei racconti risale al periodo
1981-85, ma vi è anche qualcosa di più vecchio e addirittura alcuni
dei primissimi (e brevissimi) racconti di King di fine anni '60,
rivisti per la pubblicazione in volume.
Va detto che King non dà il suo meglio
nei racconti, e certo non nella prima metà della carriera. Ma li
adora, come lui stesso dichiara ogni volta che ne ha l'occasione, e
adora la tradizione del racconto americano gotico. Così non ha mai
smesso di scriverne, raccogliendone gran parte (ma non tutti) in
libri come Scheletri, A volte ritornano, Incubi e deliri
e altri. Mentre per alcuni scrittori del fantastico che hanno segnato
il XX secolo (James G. Ballard, Philip K. Dick, Richard Matheson, giusto per citarne tre)
i racconti sono stati territorio fertile dove sperimentare ed
evolvere le proprie idee, fino a essere anche più importanti dei
romanzi, nel caso di King il racconto è un compendio non
fondamentale.
I suoi racconti
vanno letti nell'ottica del genere, delle ferree regole letterarie della tradizione. In alcuni casi il risultato è un
racconto del tutto “serio” e capace di inserirsi magistralmente
in quel filone, in altri è più che altro uno “scherzo”, di
quelli che vogliono strizzare l'occhio al lettore. E poi ci sono le
perle rare: quei racconti che trasudano il miglior King romanziere,
vuoi per l'idea o i personaggi, vuoi perché a volte non esiste
genere che confini la portata della scrittura di King.
Scheletri,
a mio avviso, è una raccolta discreta ma niente più. Il King da
rivista, appunto, non è necessario, né molto affascinante. Tuttavia
non mancano le perle rare e alcuni racconti che si agganciano
abilmente all'universo kinghiano (quell'immensa ragnatela che collega
pressoché tutti i suoi testi e che fa sempre rizzare le orecchie al
fedele lettore). Nel 1985 King dava alle stampe It
ed erano già usciti capolavori come Shining, La Zona
Morta, Il Talismano e Stagioni
Diverse, e alcuni interessanti
esperimenti sotto pseudonimo (Bachman). I racconti più recenti sono
i più variegati e tra di essi ci sono i momenti migliori del libro.
“La
scorciatoia della signora Todd” (1984) è il racconto migliore: è
un dialogo tra due uomini avanti con l'età, che ricordano una strana
vicenda a proposito di una strana donna con una strana ossessione.
King usa i propri schemi tingendo le pagine di malinconia, umanità e
quel velo di mistero e di atavico dubbio che sono uno dei suoi
marchi. Il racconto è ambientato a Castle Rock, come molti romanzi e
racconti (alcuni in questa stessa raccolta), di cui vengono citate
anche persone e situazioni. Quando scrive dei suoi luoghi,
anche tracciando solo un episodio di contorno come in questo caso,
King dà il meglio perché entra direttamente in comunicazione con il
lettore, andando al di là del racconto e fornendo le chiavi della
sua poetica.
È il
caso anche di “La ballata della pallottola flessibile” (1984) e
“Il Braccio” (1981), con cui il libro si chiude. Il primo ha un
elemento fantastico appena accennato, a cui il lettore può credere o
no, ma per il resto è una magistrale storia di follia, narrata per
flashback e con uno scrittore per protagonista. Dagli ingredienti si
capisce già che King scrive di ciò che conosce. “Il Braccio”
non è splatter come si potrebbe pensare ma è il monologo, toccante
e incantevole, di un'anziana signora che ha vissuto tutta la sua vita
su una fredda isola (simile alla Little Tall Island di Dolores
Claiborne).
Altri
racconti che meritano una menzione sono “Il Viaggio” (1981) e
“Nona” (1978). Il primo è un ottimo racconto di fantascienza
basato su una trovata originale, narrato per flashback e con colpo di
scena conclusivo. Il secondo è nuovamente una storia di pazzia e di
sovrannaturale (è ambientato a Castle Rock e vengono citati alcuni
personaggi di Cose Preziose).
Gli
altri episodi sono piacevoli, meritevoli dal punto di vista
letterario ma, in fondo, non fondamentali. I migliori di questo
secondo blocco sono senz'altro i seguenti. “L'uomo che non voleva
stringere la mano” (1982) è un racconto in stile gotico di un uomo
che porta una maledizione (il cui protagonista narrante è lo stesso
del racconto “Il metodo di respirazione” in Stagioni
Diverse); nelle radici gotiche
americane affonda anche “La scimmia” (1980), che forse illustra
meglio il concetto di racconto che segue la tradizione (e il
giocattolo a forma di scimmia compare anche nel romanzo Duma
Key). “Il word processor degli
dei” (1983) è un altro buon esempio di un racconto del fantastico
ricco di umorismo nero. Al grottesco-raccapricciante vira invece
l'incalzante “L'arte di sopravvivere” (1982).
Su
quanto rimane non mi soffermo, tranne per sottolineare che “Il
camion dello zio Otto” è anch'esso ambientato a Castle Rock (e si
parla di Frank Dodd di La Zona Morta),
e che il bambino del racconto “La nonna” capta al telefono una
conversazione tra la madre di Dodd e un'altra donna. Tutte queste
interconnessioni creano quell'immensa ragnatela che è
l'universo-King, di cui parlavo all'inizio.
Avrei
finito qui se non fosse che ho tralasciato il racconto iniziale, per
cui va fatto un discorso a parte. “La Nebbia” (1980), da cui
Frank Darabont ha recentemente tratto The Mist, è
un racconto lungo (130 pagine) che si inserisce in un terzo filone
narrativo a cui King ci ha abituato, quello appunto delle novelle
lunghe. Il più celebre dei libri che le raccolgono è Stagioni
Diverse (quello con “Le Ali
della Libertà” e “Stand By Me”) da cui si capisce che il loro
valore è pari (o anche superiore) a quello dei romanzi. “La
Nebbia” tuttavia non è fuori luogo in Scheletri
poiché è una storia horror di tutto punto, un ottimo esempio
dell'abilità di King nel genere in cui viene sempre etichettato. La
vicenda e i personaggi di “La Nebbia” sono tipici dell'autore e
hanno il loro posto nell'universo kinghiano. La novella stessa è
praticamente una sceneggiatura, e il film che ne è stato tratto è
fedelissimo (per questo conviene leggerlo senza aver visto il film,
altrimenti è rovinato).
Fotogramma del film The Mist |
Ricapitolando,
Scheletri non è il libro con
cui approcciarsi a Stephen King, ed è meglio lasciarlo da parte fino
a quando non si è letto almeno il corpus principale dei romanzi. La
ragione principale è che si darà più valore ad alcuni racconti
potendoli collocare nel continuum
kinghiano, se lo si conosce già in dettaglio. Del resto, vi sono
raccolte di racconti decisamente più interessanti nella fase più
recente della sua carriera.
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