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DeLILLO E GLI STILEMI DEL POSTMODERNISMO



Reduce dalla lettura di alcuni romanzi di Don DeLillo, scrittore associato alla letteratura postmoderna, vorrei tentare di identificare i tratti peculiari di questo sfuggevole "genere" letterario. La letteratura modernista o postmoderna è meno attenta al realismo tipico della letteratura classica, e alla trama raccontata da un punto di vista oggettivo. È invece interessata allo sviluppo dei personaggi tramite il soggettivismo metafisico: la realtà esterna è il pretesto per esaminare gli stati interni della coscienza, talvolta con risultati analoghi al flusso di coscienza joyciano. In generale, lo stile frammentario rispecchia la frammentarietà del personaggio, il quale non ha una psicologia ben definita o inquadrata, bensì caleidoscopica, persino grottesca all'apparenza. La stessa realtà che vuole raccontare non è oggettiva e solida come quella del XIX secolo, bensì caratterizzata dai nuovi fenomeni socioculturali che la frammentano e confondono la linea tra reale e irreale, oggettivo e soggettivo, autentico e fittizio:
- massmedia, virtuale, realtà simulata e alterata
- complotti, distopie, guerre
- i limiti della nostra conoscenza e i risvolti più misteriosi e intangibili delle scienze
- consumismo, spettacolarizzazione delle merci, crisi del significato
- complessità del reale, impossibilità di un unico discorso lineare
I tre romanzi di DeLillo che ho letto per conoscere questo scrittore provengono da momenti diversi della sua carriera. Americana, il suo esordio (1971, ripubblicato nel 1989), è un buon esempio – sebbene un po' sopra le righe, per ammissione successiva dello stesso autore – della narrativa caleidoscopica "a flusso" di cui dicevo. Attraverso le vicende di un regista impegnato in un documentario sugli indiani, il romanzo ritrae, nella prima parte, la vita frenetica e al limite del non-sense del moderno business-man, nella seconda il potere pseudoreligioso di cui è investita la televisione e la sua capacità di modificare la percezione del reale.
Rumore Bianco (1985, premiato con il National Book Award) è un'opera ambiziosa incentrata sulla pericolosità dei tempi moderni: la minaccia invisibile della guerra atomica, del consumismo e del lavaggio del cervello causato dai media, le ossessioni e le vere e proprie patologie attorno alle quali ruota la vita degli effimeri "protagonisti" del romanzo.
Punto Omega (2010) è un testo molto breve, quasi un atto teatrale, filosofico nella sua riflessione su tempo e perdita, privo di un vero plot e veri protagonisti. Secondo DeLillo “mette in scena la coscienza umana che raggiunge lo sfinimento, a cui segue qualcosa di parossistico e imprevedibile”.


In generale i temi affrontati da DeLillo spaziano tra guerra nucleare e guerra fredda, complessità del linguaggio, arte, televisione, era digitale, economia, terrorismo. Come da lui dichiarato, la sua narrativa è legata al “vivere in tempi pericolosi” ed è questo, a mio avviso, il comune denominatore al postmodernismo, ma non solo. Autori che normalmente sono etichettati in altri generi, per via degli elementi che utilizzano nei loro testi, potrebbero rientrare almeno parzialmente nel postmodernismo, almeno da un punto di vista tematico: i primi che mi vengono in mente sono Cormac McCarthy e Joe Lansdale, ma anche parte delle opere di Philip K. Dick e di sicuro molte di James G. Ballard possono essere considerati precursori della forma e dei contenuti della letteratura postmoderna.
“Gli scrittori dovrebbero opporsi ai sistemi", dice DeLillo. "È importante scrivere contro il potere, le multinazionali, lo stato, tutto il sistema di consumismo e di intrattenimenti deplorevoli. Penso che gli scrittori per natura debbano opporsi alle cose, a qualunque potere cerchi di imporsi su di noi.”

(Fonte citazioni e temi: en.wikipedia)


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