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PERCHE' SI SCRIVE? LA SOTTILE LINEA TRA EGOISMO E CONDIVISIONE


Perché tanta gente scrive? Che siano appunti personali, blog o romanzi, come mai esiste questo imperante e diffuso bisogno di scrittura? La scrittura è più accessibile di altre forme d'espressione perché tutti possiamo scrivere (anche se ciò non vuol dire che sappiamo scrivere) senza dover imparare strumenti o tecniche particolari (basta essere andati a scuola).
George Orwell, scrittore d'una lucidità straordinaria, ha schematizzato nel breve saggio “Perché scrivo” le “grandi motivazioni che inducono a scrivere, per lo meno in prosa” in quattro punti; esse “sono presenti in grado diverso nei singoli autori” e secondo “l'atmosfera in cui egli si trova a scrivere”. Le riporto testualmente.
  1. Puro e semplice egoismo. Desiderio di apparire intelligenti, far parlare di noi, essere ricordati dopo la morte […]. E' ipocrita fingere che questa non sia una motivazione, e anche forte. Gli scrittori condividono questo impulso con gli scienziati, gli artisti, i politici […]. Pressapoco all'età di trent'anni [gli uomini] abbandonano le ambizioni personali […] oppure sono semplicemente schiacciati dalla routine del lavoro quotidiano. Ma esiste anche una minoranza di persone dotate, caparbie e ben decise a vivere la propria vita fino in fondo: gli scrittori appartengono a questa categoria. […]
  2. Entusiasmo estetico. La percezione della bellezza del mondo esterno, o anche delle parole nella loro giusta disposizione. Il piacere che si trae dall'impatto tra suoni diversi, dalla solidità di una buona prosa o dal ritmo di una buona storia. Il desiderio di condividere un'esperienza avvertita come inestimabile e imperdibile. […]
  3. Impulso storico. Il desiderio di vedere le cose come sono, di scoprire la verità dei fatti e tenerla in serbo per la posterità.
  4. Intento politico (usando la parola “politico” nel senso più ampio possibile). Il desiderio di spingere il mondo in una direzione, di cambiare le opinioni degli altri […].

Desiderio di essere ricordati, di farsi conoscere (che non significa diventare famosi), di esprimere le proprie idee senza paura, dare agli altri una fetta di sé. Tutti questi aspetti calzano tanto per i romanzi classici che per quelli contemporanei, per saggi e per i moderni blog multitematici.
Senza dubbio Orwell ha sverginato più di 60 anni fa tutto ciò che c'è da dire sul tema. Aggiungo che la scrittura, come attività in sé, è egoistica e solitaria, al contrario di altre arti o espressioni, come la musica, che invece è condivisione sin dal momento della creazione. Ma la scrittura diventa condivisione, o quantomeno trasmissione, nel momento in cui altri leggono ciò che lo scrittore ha scritto e, non da meno, nel momento in cui si condividono luoghi di ritrovo (come le fiere di settore).
Seguendo Orwell, la sottile linea di confine si situa tra l'atto creativo (egoismo, punto 1) e il momento in cui si dà la creazione in pasto ad altri (condivisione, punto 2). Tra questi due punti c'è la linea che separa la scrittura per se stessi e quella fruibile da un pubblico. Linea che internet ha reso confusa, a causa dei pensieri istantanei, delle opinioni senza filtro, dei contenuti non strutturati, non ponderati a sufficienza...
In ogni caso è un bene che ci sia tanta gente che trae soddisfazioni dallo scrivere e da altri mezzi espressivi, anche se ciò equivalesse solo a una masturbazione. Bisogna cercare di non prosciugarsi mai.

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Commenti

  1. Bello quello che dici, soprattutto riguardo alla musica come condivisione di qualcosa di bello!

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