KING: 22/11/63 (2011), C'È SEMPRE UNA PORTA DA VARCARE
C’è una parte dello Stephen King scrittore che ritorna con malinconia sui dolci ricordi del passato, come facciamo tutti. Questi dolci ricordi si riferiscono ai suoi libri del passato, alle fondamenta del suo universo poetico. Così, se il protagonista di un suo nuovo romanzo deve andare indietro nel tempo agli anni della presidenza Kennedy, dove finirà mai? Semplice: in uno dei luoghi che hanno significato di più – e che hanno più significato – nell’universo kinghiano: Derry, cittadina di IT. È Stephen King che torna alla sua infanzia, al posto dove sogni e incubi diventavano realtà. Anche perché il mondo di King, per quanto macrocosmico, ha sempre focalizzato il suo perno nel Maine – la regione dove vive realmente e dove si situano gran parte delle sue location, tra cui Derry – ed è al Maine che inevitabilmente tutti i suoi personaggi ritornano.
22/11/63 parla di un viaggio nel tempo per impedire l’omicidio di Kennedy. Contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, questo onorevole tentativo non è opera di organizzazioni fantascientifiche che mettono a punto invenzioni improbabili, ma semplicemente di Jake, un insegnante come tanti. Il proprietario del bar che frequenta gli rivela che una delle porte sul retro si apre su un altro tempo. Chiede a Jake il suo aiuto e da cosa nasce cosa. È da qui che si sviluppa 22/11/63. Come altre di King, è la storia di un uomo, dei pensieri che lo assillano, delle cose che gli mancano nella vita, delle responsabilità che crede di avere, del dovere a cui sente di essere chiamato, di ciò che è disposto a mettere in gioco, e delle azioni che in effetti porta a compimento.
La prima volta che viaggia nel tempo,
Jake vuole testare la possibilità di modificare il corso degli
eventi. A Derry, pertanto, cerca di impedire un omicidio calcando i
panni di una sorta di “angelo” disceso dal cielo. Prima, però,
ha un incontro abbastanza surreale con due ragazzini che gli parlano
delle forze che si celano nella cittadina di Derry. Sono gli stessi ragazzini che
hanno già sconfitto una volta IT e che poi, da adulti, si riuniranno
per sconfiggerlo in modo definitivo. Jake attraversa quel luogo/tempo con la sensazione – se non la consapevolezza – di
esser parte di un tutto di proporzioni mitiche, senza sapere
se la propria azione avrà un peso oppure no in quel tutto.
Sagacemente, King gioca con la stessa
sensazione che sa di provocare nel Fedele Lettore, il quale ricorda i
bambini di IT come se fossero autentici amici d’infanzia. E
dopotutto IT è –
parafrasando Wu Ming 1 – “una monumentale opera sul passato che
ritorna”. Non appare dunque fuori luogo trovarla citata così esplicitamente in 22/11/63.
Questo romanzo, infatti, è il passato che ritorna, inteso
come la Storia con la S maiuscola. Ritorna con un'ambiguità
(o magari un'inevitabilità) che non ci è dato di giudicare né come positiva né come negativa: possiamo solo prendere atto delle conseguenze che occorrono se si apportano delle modifiche.
Jake accetta la sua missione. Dovrà vivere alcuni anni nel passato prima di compiere l’atto che cambierà, nel bene o nel male, la Storia conosciuta. Così si fa una vita nuova in un’epoca diversa, amando una donna che non era destinato a incontrare. In che modo potrà finire? In che modo questa anomalia verrà riaggiustata? Arrivati a pagina 700 – o da quelle parti – rimane essenzialmente Jake, la sua storia personale, il suo esplorare i lati brillanti e oscuri degli anni Cinquanta (ci sono i juke-box, certo, ma anche la segregazione razziale; King non indugia in facili nostalgie, Jake non è Marty McFly che chiede solo una Fanta).
Il King di 22/11/63
è quello di Cuori in Atlantide: il suo interesse sta
tutto nello sguardo soggettivo, intimo di Jake, mentre non gli importa più di tanto del territorio fantascientifico a cui la sua personale visione del
viaggio nel tempo potrebbe dar seguito. Sebbene promettente, come al solito King non lo fa, relegandolo al mero ruolo di contorno del suo piatto, dove la portata principale è l'emozione.
Anche Cell partiva con questo presupposto, senza arrivare però a risultati molto importanti, diciamo così "kinghiani doc".
22/11/63 è invece King al suo meglio, anzi è
stato genericamente accolto come uno dei suoi migliori lavori. Si
notano anche certi elementi – come l'uomo con la tessera
colorata che aspetta Jake al varco – che contengono un tentativo di
valenza simbolica che però non viene sviscerato del tutto. C'è
qualcosa del Lynch di Lost Highways
e Mulholland Drive, in
questi elementi; sarebbe interessante che King utilizzasse
maggiormente figure visive dotate di questo genere di potenza.
Volendo trovare qualcosa da obiettare,
potrei azzardare che 22/11/63 sfora un po' a livello di
lunghezza: circa a metà romanzo mi sono trovato a voler arrivare più
rapidamente alla fase conclusiva, tralasciando le relazioni tra Jake
e personaggi di poca importanza – sebbene, nel ruolo di
dettagli, essi caratterizzino in modo fondamentale la vita di Jake nel
passato. Questa è proprio un'opinione soggettiva: nel mio caso,
forse il lettore-fantascientifico-che-c'è-in-me si è sentito
lievemente represso. Detto ciò, con la consapevolezza di doversi
macinare più di 800 pagine – come nei più soddisfacenti tomi a
firma King – questo romanzo è assolutamente da
provare. Si erge come un
bastione che cela al suo interno una bellissima storia, idee e
personaggi che escono dalle righe, un'ampia gamma di sensazioni, lo
stimolo a speculazioni e domande (tanto durante la lettura quanto a libro
chiuso).
Nel
suo forte legame con il multiverso kinghiano e con la poetica propria
dell'autore, troviamo poi una conferma ulteriore della genialità e
della bellezza (in senso lato) della narrativa di King. La
possibilità di modificare il corso degli eventi era stata indagata,
in maniera diversa, in La Zona Morta (1979);
il ciclo della Torre Nera
ha a che fare con il concetto di tempo, di porte su altri
tempi/mondi, dell'agire sul corso degli eventi. La connessione a IT
va al di là delle citazioni; si lega all' "universo Derry”, cioè al piano
di realtà dove si svolgono IT, L'Acchiappasogni e
altre storie, il quale ha un posto preciso nel disegno generale di
King (uno dei raggi della Torre Nera,
presumibilmente). E' evidente che si cade nella rete delle connessioni, che è una
trappola affascinante: come si legano questo e quel romanzo? Se questo si conclude così, che ne
sarà degli eventi già scritti nell'altro?
Così, migliaia di porte sospese sulla sabbia sono sempre in attesa
della nostra volontà di varcarle, per catapultarci in questo e quel
mondo pieni di se e di
come. King, dopo
quarant'anni di carriera, sta dando forma all'opera letteraria più
multisensoriale e multiprospettica di cui io abbia esperienza.
22/11/63 ne è un
lungo, superbo tassello.
Retrospettiva King:
Commenti
Posta un commento