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P. K. DICK: REDENZIONE IMMORALE (QUANDO IL PAZZO È IN REALTÀ IL SANO)



Redenzione Immorale (scritto nel 1955, uscito l'anno dopo) non è certo un titolo tra i più noti di Philip K. Dick. Peccato, perché è di grande significato. Se Lotteria dello spazio ed E Jones creò il mondo erano un tantino disequilibrati, mentre il sorprendente Occhio nel cielo aveva una struttura episodica, questo è il primo romanzo di Dick che presenta una certa solidità.
Il protagonista, Allen, dirige una rinomata agenzia il cui compito è definire le regole etiche e di comportamento che la società deve seguire, chiamate "scenari". Ma Allen ha una doppia vita: quando esce dall'ufficio cede all'impulso di vandalizzare statue, tradire la moglie e lasciarsi andare a una serie di atteggiamenti fuorilegge. La cosa non può passare inosservata e i sospetti su di lui sono sempre di più: a un certo punto dovrà fuggire per salvarsi dalla persecuzione che la sua stessa agenzia promuove, oppure abbracciare pubblicamente il ruolo di ribelle.
Una storia semplice nel cui contesto troviamo tutto ciò Dick ha di caro in questa sua prima fase produttiva. Già dopo quattro romanzi iniziamo a notare la ricorrenza di certi temi e la loro crescente efficacia. La restrizioni etiche e morali, il sistema politico ingannevole e totalitario, i meccanismi di controllo di stampo orwelliano (un plauso in particolare agli insetti-spia robotici chiamati balilla, termine che rimanda ovviamente al regime fascista). Il rifiuto e la fuga da questi meccanismi, che comporta (e legittima) lo squilibrio mentale come istintiva e inevitabile risposta nei confronti di una realtà intollerabile. In pratica, nel mondo di Dick il pazzo è in realtà il sano, mentre tutti gli altri sono intrinsecamente malati. Assunto con cui il lettore non può che trovarsi d'accordo. Dick svilupperà ulteriormente il discorso dopo qualche anno nello straordinario Noi marziani.
C'è anche il tema del rapporto coniugale ed extraconiugale, la fragilità dei legami e delle relazioni, il desiderio di promiscuità, aspetto che più di ogni altro riflette la vita dell'autore (il quale, lo ricordiamo, entrava e usciva da relazioni continuamente, tanto da andare incontro a ben cinque matrimoni nell'arco della sua vita).


Redenzione immorale è un passo in avanti verso gli scenari che subito identifichiamo come "dickiani", quelli che il cinema posteriore a Dick (in misura maggiore, purtroppo, dei romanzi che pubblicava quand'era in vita) è riuscito a diffondere al grande pubblico (parliamo di cult come Atto di forza, Blade Runner e Minority Report). Ed è certamente il testo più didattico e orwelliano di Dick, da sempre forte sostenitore dell'assoluta libertà e tolleranza, e oppositore della rigidità politico-sociale dell'America dei giorni del boom economico. Più semplice e germinale dei capolavori che scriverà in seguito, certo, ma tutt'altro che un'opera minore.
Il romanzo vive di una narrazione fluida che utilizza molti dialoghi e una sequenza di scene cardine, con momenti di grande intensità e poesia. Traspare piuttosto bene l'ambizione di Dick a scrivere letteratura di un livello più alto di quello che normalmente veniva attribuito al genere fantascientifico.
"Le chiome ondeggianti degli alberi. La vista del cielo buio quando si era ritrovato a boccheggiare disteso sul dorso; le nuvole gli erano parse simulacri di materia messi lì per contrastare le tenebre. E lui, disteso in terra, a braccia aperte, intento a ingurgitare stelle."


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