P. K. DICK: LA PENULTIMA VERITÀ (LA MENZOGNA È L'ARMA PIÙ POTENTE)
Sulla Terra è in corso una guerra atomica. O almeno è quello che si dice nei "formicai", rifugi sotterranei dove milioni di persone vivono di stenti e producono androidi per contribuire allo sforzo bellico richiesto dalla superficie. Ma la verità è che la guerra è finita già da quindici anni. Le terre in superficie, in parte ancora radioattive, vengono spartite tra i ricchi della classe dirigente, mentre gli androidi vengono impiegati come servitù nelle loro tenute. La macchina della propaganda che tiene in piedi questa grande menzogna è opera di Brose, un tiranno che si è inventato la figura di un patriota di nome Yancy con cui trasmette le notizie false ai formicai. Nicholas, che decide di uscire dal suo formicaio per cercare un pancreas artificiale, si trova coinvolto nei progetti di Brose e del suo nemico Runcible. Le cose si complicano con l'apparizione di un assassino proveniente dal passato con l'intenzione di porre fine alla dittatura.
Dopo alcuni lavori meno convincenti, con La penultima verità Philip K. Dick torna a sfornare un romanzo di idee potenti e ben veicolate. La narrazione è ricca di punti di vista, come sempre accade in Dick, ma si mantiene chiara e lineare, specialmente se confrontata con quella di predecessori come Follia per sette clan e Le tre stimmate di Palmer Eldritch. Il risultato ha un che di didattico, un’immediatezza simile a quella del vecchio Redenzione immorale, come se l'autore avesse inteso scrivere un riepilogo di alcuni pensieri ricorrenti.
Ciò non significa che il romanzo sia facilone o cada in morali semplicistiche: al contrario, La penultima verità prosegue il discorso sulla grande farsa politica iniziato con il precedente Mr. Lars sognatore d'armi. Entrambi i testi sono del 1964 ma questo rappresenta un apice, in grado di restare ben impresso nella mente del lettore proprio in forza della sua compattezza narrativa.
La menzogna come arma socio-politica che permette a una ristretta oligarchia di governare l'intero pianeta, è un tema che qui Dick ripropone ed espande. Il gioco oligarchico di potere per il controllo del globo, diviso tra i ricchi feudi all'aria aperta e i formicai proletari sotterranei, è il motore che muove in avanti storia e personaggi. Ma Dick pone alla nostra attenzione il fatto che nelle intenzioni e nelle azioni umane c'è una certa dose di immobilismo: in linea di massima, tutti cercano di far fronte ai cambiamenti per mantenere le cose come stanno. Ecco allora che viene introdotto un elemento estraneo, imprevisto e fuori dall'ordinario, in grado di soffiare sulla fiamma del cambiamento e di ribaltare le sorti: un nemico ignoto, fuori dal tempo.
Vi sono altri elementi che ricorrono sovente nelle opere della seconda fase dickiana. Il viaggio nel tempo come mezzo per alterare gli eventi a proprio favore o per conoscerli in anticipo e porvi rimedio (lo usano sia Brose che l'assassino, entrambi per conseguire i loro scopi). Il simulacro, cioè l'androide dalle sembianze umane, come specchietto per le allodole che nasconde alle masse chi davvero detiene il potere (il patriota Yancy, burattino di Brose). Le intelligenze artificiali che lavorano e combattono per l'uomo (i Plumbei).
Infine il pesante retaggio nazista, l'immagine del regime come rappresentazione suprema dell'Impero Totalitario, repressivo, folle, mortale, esplicitato in modo diretto con citazioni a Hitler e ai campi di concentramento (che hanno il loro corrispettivo nei condomini di Runcible, veri lager da cui non si può scappare).
La penultima verità non è tra i titoli più famosi di Dick, eppure dovrebbe esserlo.
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