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I SISTEMI DI POTERE SECONDO NOAM CHOMSKY


Dopo aver parlato per 12 anni di fiction, penso sia arrivato il momento di inaugurare un nuovo genere di post a sfondo saggistico. Vi parlerò di saggi che possono aiutarvi – come hanno aiutato me – a comprendere i tempi che corrono nelle più varie sfaccettature, da quelle scientifiche a quelle geopolitiche.
Comincio da un maestro, Noam Chomsky (Wikipedia per sapere chi è), e da un libro relativamente semplice con cui potreste fare la sua conoscenza, siccome l’autore ha parecchi titoli al suo attivo e non tutti facili: Sistemi di potere (Ponte alle Grazie 2013), strutturato come una raccolta di interviste e colloqui.
Articolerò l'articolo in tre parti e tre post.
1) Lo spostamento dei centri di potere
2) Il controllo dell’istruzione, dei capitali e dei servizi
3) L’indottrinamento delle masse tramite la persuasione
Nel testo inserirò dei link per consentirvi di approfondire i concetti chiave.



Parte 1. Lo spostamento dei centri di potere

Chomsky inquadra subito il nocciolo della questione: le mani che stringono il potere sono cambiate nel corso della Storia, anche quella più recente, e i proprietari di queste mani non sono le persone che andiamo a votare alle elezioni, né in Italia, né in USA, né in nessuno dei paesi che obbediscono alle politiche neoliberiste in campo da ormai mezzo secolo.
Nei corsi di economia si insegna che il mercato si basa su consumatori informati che scelgono in modo razionale, ma non è affatto vero: le aziende investono per forgiare consumatori omologati che fanno scelte irrazionali. A scuola si insegna che la democrazia è costituita da elettori informati che operano scelte razionali, ma di nuovo non è vero: i partiti (tutti, dovunque) non la pensano certo così, i leader politici investono per indebolire la democrazia e forgiare masse omologate di decerebrati che non sanno, non pensano, non fanno domande, possono intervenire o esprimere opinioni soltanto entro una rosa già decisa di opzioni, talmente minuscola da risultare di fatto insignificante.
Meglio non sprecare troppo tempo a pensare chi votare: non fa differenza, perché si vota in ogni caso per un potere superiore ai singoli partiti, lo stesso potere che mette in scena le campagne elettorali sotto forma di grandi operazioni di marketing, realtà evidente soprattutto negli Stati Uniti.

Un tempo il potere era nelle mani di chi lavorava: Chomsky usa il termine “mercanti e manufatturieri” che si riferisce all’epoca d’oro dei commerci mercantili. Si potrebbe dire che il potere era dei lavoratori, quelli che le mani se le sporcavano. I nostri nonni sono stati probabilmente gli ultimi testimoni di quel periodo, nel nostro paese.
Oggi il potere risiede nelle “mani” degli organismi finanziari globali e delle multinazionali, i quali agiscono in base al loro interesse economico. Sono quelli che Chomsky chiama, senza giri di parole, i padroni del mondo. Hanno interesse, per esempio, nella “crescita” di un paese come la Cina in quanto ne ricavano manodopera a basso costo. In Cina e in India il miglioramento delle condizioni economiche e di vita di centinaia di milioni di persone avviene a spese di altre centinaia di milioni, che stanno peggio di prima.
Il potere riversato nelle mani della finanza è la strategia alla base del neoliberismo occidentale (QUI per approfondire) in atto dagli anni Settanta e da allora responsabile di effetti gravissimi: la concentrazione sempre maggiore della ricchezza nelle mani dell’1% circa della popolazione, la stagnazione per quasi tutti gli altri, il rafforzamento degli interessi privati, le crisi finanziarie, ma soprattutto lo sgretolamento (intenzionale) dei sistemi democratici attraverso l’indebolimento di tutto ciò che è statale e collettivo, come i servizi assistenziali, la sanità e la scuola pubbliche, e gli spazi di aggregamento sociale.
La questione della scomparsa dei ceti medi e dell’aumento del divario tra i super-ricchi e i super-poveri, e perciò della disuguaglianza sociale, viene spesso rappresentata con l’effetto clessidra (hourglass economy): il centro è sempre più sottile, le estremità sempre più allargate (QUI o QUI per approfondire).


Negli ultimi anni, movimenti come lo statunitense Occupy (QUI per approfondire) protestano contro queste strategie e le loro conseguenze, ma ovviamente paesi come gli USA mettono in atto una propaganda basata sulla denigrazione mirata a indebolirli. Occupy è riuscito comunque a ottenere una certa rilevanza dando origine a migliaia di comunità di persone in tutto il mondo, trend che si oppone all’atomizzazione, cioè l’isolamento degli individui, voluta invece dai centri di potere. Rompere i cosiddetti “corpi intermedi”, i gruppi umani che condividono spazi dove ritrovarsi, esprimersi, cooperare, formulare e condividere idee, rende la grande massa delle persone meno incline a interrogarsi e agire, e più incline a subire ciecamente l’indottrinamento propagato dai media.
Se guardiamo alla nostra realtà cittadina italiana, non è difficile notare il progressivo calo dell’interesse verso eventi culturali, manifestazioni, biblioteche, cinema d’essay, mostre, teatri, concerti, sagre di paese, per i più disparati motivi: dai regolamenti stringenti all’aumento dei costi, alle scelte più di comodo messe in campo da colossi come Amazon e Netflix che, guarda caso, sono proprio aziende multinazionali.
Appare evidente che il quadro tratteggiato da Chomsky, da me riassunto a grandi linee, è vasto e tocca numerosi ambiti: i media, l’istruzione, la democrazia, la forza militare, lo sviluppo economico, sia dei singoli paesi che globale. Nel prossimo post entrerò più in dettaglio sul concetto del controllo dell’istruzione, dei capitali e dei servizi.




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