CASTLE ROCK: STAGIONE 1
L'avvocato Henry Deaver riceve una chiamata anonima dal carcere di Shawshank: in una cella sotterranea è stato ritrovato un ragazzo misterioso, rinchiuso lì dall'ex direttore del carcere, morto suicida. Lo stesso Deaver ha un passato turbolento: da bambino è scomparso per alcuni giorni insieme al padre, poi trovato morto. Intorno a lui, a Castle Rock ieri come oggi avvengono molti altri crimini dai contorni inspiegabili. Il ritorno alla città natale riaprirà violentemente il passato di Deaver e di altri cittadini, in particolare la madre Ruth, malata di Alzheimer, e l'ex sceriffo Alan Pangborn.
Ispirata dalla seconda cittadina più famosa dell'universo di Stephen King (dopo Derry) e ad alcuni personaggi ricorrenti nei romanzi che King ha ambientato a Castle Rock, la serie voluta da J.J. Abrams è un mischione di Dark, X-Files e mitologia kinghiana, gettata qui e là come semi in un pollaio.
Oltre a Pangborn e al carcere di Shawshank (è quello dove si ambienta Le ali della libertà), compare una ragazza di nome Jackie Torrance che dice di aver avuto uno zio pazzo che ha sterminato la famiglia; si parla del cane Cujo; a un certo punto si vede una stazione degli autobus con il nome Jerusalem's Lot; e ci sono poteri mentali in vari personaggi simili a quelli che ritroviamo in numerosi protagonisti kinghiani.
Ma il fatto è che di King non c'è granché, a parte le citazioni fine a se stesse e un po' d'atmosfera. La storia procede lenta, ma non è il ritmo catartico che addensa l'intimismo di The Leftovers o Dark, è proprio un eccesso di lentezza sbilanciato rispetto alla trama. I personaggi non sono così interessanti come vorrebbero apparire, e il mistero (che sembra sfruttare la scia di Dark, Lost e altre serie mistery di taglio riflessivo) non è così coinvolgente come dovrebbe. In una puntata di X-Files si sarebbero risolte tutte le dieci di Castle Rock, e per di più avremmo goduto dell'impagabile carisma di David & Gillian.
Un plauso all'episodio 7 incentrato sull'Alzheimer di Ruth, interpretata da una straordinaria Sissy Spacek. Come una moderna e triste Pollicina, Ruth semina pezzi degli scacchi in giro per casa per tentare di distinguere la realtà dal ricordo e non smarrirsi. Questo è l'unico tocco del King autentico in Castle Rock.
Personalmente tutte queste citazioni impastate insieme senza alcuno scopo mi hanno solo irritato: sembra di stare in un bazar di souvenir kinghiani dove tentano di appiopparti la spilletta di Jack Torrance o la toppa di Pennywise il Clown per 1 euro.
Anche se la seconda stagione racconta una storia diversa, dal momento che la serie è stata cancellata non penso proprio che le darò una seconda chance. Meglio tornare alla Castle Rock originale: quella cartacea.
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