P. K. DICK: VALIS (L'UNIVERSO È INFORMAZIONE)
Gli ultimi tre romanzi di Philip K. Dick, scritti prima di morire prematuramente nel marzo 1982, vengono solitamente accorpati (per volere dello stesso autore) nella cosiddetta Trilogia di Valis. Pur essendo autoconclusivi, la tematica è la medesima. Come abbiamo già visto, anche Radio Libera Albemuth (uscito postumo) fa parte di questo periodo, quindi sarebbe più corretto considerarla una quadrilogia.
Il primo libro, Valis, completato nel 1978 dopo una lunga gestazione, è proprio una rielaborazione di Albemuth. In effetti la trama di quel libro figura all'interno di Valis come un film che i protagonisti vedono, trasformandosi così in metafiction. Valis ha per protagonisti due alter-ego dell'autore, Phil Dick e Horselover Fat, che rappresentano due lati della sua personalità: lo scrittore professionista e il pazzoide mistico convinto di essere in contatto con Dio, il quale si presenterebbe sotto forma di un'intelligenza aliena (Valis appunto). I due iniziano a spostarsi attraverso l'America politicamente instabile degli anni Settanta per indagare la natura di questo Dio... sempre che esista, perché tutto ciò potrebbe essere il frutto della pazzia di Fat in seguito al suicidio di un'amica. La sua personalità è irrimediabilmente divisa e l'indagine, a tutti gli effetti una ricerca teologica, oscilla sempre sul confine tra la realtà e la mente di Fat.
"Mi sembra di vivere sempre di più dentro i miei romanzi", scrive Dick nell'Esegesi. "Sto perdendo il contatto con la realtà? O forse è la realtà a scivolare verso un certo tipo di atmosfera alla Philip Dick? E se è questo che succede, per l'amor di Dio, perché? Sono io il responsabile?"
Valis è l'opera dickiana che più si avvicina alla letteratura postmoderna, certamente un testo difficile per un lettore casuale e persino per chi ha già letto il Dick precedente. Questo per via dello stile con cui si presenta (zeppo di citazioni a testi sacri), la sua complessa stratificazione tra realtà autobiografica e fiction, ma soprattutto l'indecidibilità di eventi e personaggi. Persino il punto di vista varia dalla prima alla terza persona, rendendo labile il confine che separa Phil (inizialmente il narratore) da Fat, e addirittura fondendoli insieme a un certo punto del libro. Lo stesso nome Horselover Fat deriva dal significato del nome Philip Dick in lingua tedesca.
Dopo Ubik, Un oscuro scrutare e Scorrete lacrime, disse il poliziotto, tre dei romanzi più "vicini" a Valis (e anche tre dei più importanti), l'autore conclude la sua parabola e porta all'estremo la tendenza di sempre a mettere in dubbio l'autenticità dell'esistenza: la nostra percezione di ciò che siamo e che definiamo reale non è classificabile in termini assoluti, ma è solo ciò che la nostra mente interpreta come tale. Parafrasando, "l’universo è informazione e noi tutti siamo stazionari all’interno di esso. (...) L’Informazione che ci viene fornita la ipostatizziamo come mondo fenomenico".
O, come dice Phil a un certo punto di Valis, "una volta (...) uno studente mi chiese una definizione breve e semplice di 'realtà'. Io ci pensai su e risposi: 'La realtà è quello che quando uno smette di crederci non sparisce.'"
La parabola si chiuderà con Divina invasione e La trasmigrazione di Timothy Archer, che completano la Trilogia di Valis, e di cui scriverò a brevissimo.
Ti è piaciuto? Condividi!
Potrebbero interessarti anche:
Commenti
Posta un commento