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IL POTERE NELLA SOCIETÀ DEI DIRITTI - DOPO L'OCCIDENTE (PT. 2)



Dopo aver esposto le premesse [leggi prima parte] secondo cui le manovre politico-economiche europee in atto oggi, facilitate dal crescente disinteresse della popolazione verso politica, cultura e pensiero critico, sono destinate a portare al declino della società Occidentale, nel suo saggio Dopo l'Occidente Ida Magli scende più in dettaglio sulla situazione italiana degli ultimi decenni. I governi, in particolare quello Berlusconi, hanno fatto passare sotto silenzio l’adesione ai trattati europei che comportavano la perdita della sovranità e dell’indipendenza (come quello di Lisbona, che l’autrice ritiene una sorta di Costituzione Europea), senza appunto interpellare il popolo. L’Italia è stata dunque svenduta all’Europa e la sua sovranità monetaria è stata messa in mano ai privati: in particolare agli azionisti della Banca Centrale Europea.
L’autrice in questa fase attacca la presidenza autoeletta di Monti e quella di Draghi alla Banca Centrale Europea, sostenendo che se oggi ci troviamo dipendenti dai banchieri europei e privi di un governo veramente democratico, è perché lo scopo è sempre stato quello di portarci a questo punto. Tenendo conto che Dopo l’Occidente è uscito nel 2012, a un decennio di distanza si potrebbero ripensare certe idee recenti come quella del cashback di stato, o i vari limiti/controlli su bonifici e prelievi agli sportelli, alla luce delle parole con cui la Magli delinea lo scenario che si andrebbe prospettando: “aprirai il tuo conto corrente” sarà l’undicesimo comandamento; la banca sarà la tua chiesa; metterai nelle mani dei nuovi inquisitori i tuoi pochi soldi e confesserai “quante volte” li hai usati, così che il governo possa controllare se li hai davvero adoperati solo per mangiare. C’è del vero anche nella considerazione che il vuoto ideologico, poetico e artistico, nella grande massa della popolazione, viene riempito da distrazioni superficiali: ne è un esempio l’exploit dei programmi televisivi di cucina.
Lo stesso scenario riecheggia nelle parole di molti intellettuali di livello mondiale, per esempio Noam Chomsky, il quale da sempre (vedi per esempio Chi sono i padroni del mondo o altri suoi testi) ci mette in guardia sul fatto che i più importanti settori economici (pubblicità, marketing, pubbliche relazioni) lavorano per costruire i bisogni, orientare la gente verso quelli più superficiali, disgregare la collettività, indurre gli individui a ricercare il vantaggio personale e allontanarli da forme di pensiero autonome e critiche.
Ma il collasso dell’Europa è da ricondurre anche a fattori più profondi e invisibili, come il prevalere di normative europee progettate per garantire più l’individuo della collettività. Qui la posizione della Magli mostra la sua radicalità, accusando non per sé ideologie od orientamenti (ad esempio in merito agli aborti o alle unioni omosessuali), ma la loro strumentalizzazione: nelle mani del potere anche le idee più progressiste e giuste possono diventare strumenti del “politicamente corretto” sfruttati per orientare le masse in modo molto più efficace di qualsiasi discorso politico. A mio personale giudizio, questa parte della trattazione è la più semplicistica e discutibile.


L’autrice ritorna poi alla Storia e all’antropologia per rintracciare le origini delle moderne forme di potere. E le trova nel passaggio dalla società dei doveri (Rinascimento, equiparabile oggi a regimi governativi come quello cinese) a quella dei diritti (maturata nel Settecento), ovvero il momento in cui si è proclamato che sono i diritti (libertà, uguaglianza, giustizia) a fondare la società. Ma nella società dei diritti quale posto occupa il potere?
Il lato peggiore della società dei doveri era che, oltre a dovere qualcosa al Sacro (Dio), si doveva qualcosa anche alla rappresentanza del Sacro (il clero), e la dipendenza da Dio era la sola cosa che accomunava tanto il clero quanto il popolo. Nella società dei diritti ci siamo liberati del Sacro, degli dei e della natura, collocando al loro posto come detentori del potere i governanti, che garantiscono ai sudditi il diritto di esistere. Il passaggio dai doveri ai diritti ha reso la società una mera somma di persone tenute insieme dallo Stato, che è l’unico potere ma non rappresenta il popolo, sebbene l’organizzazione parlamentare sostenga questa illusione.
L’antropologo Yuval N. Harari nel suo libro Sapiens sottolinea lo stesso concetto. Uguaglianza e libertà, ideali maturati a partire dalla società dei diritti dopo la Rivoluzione Francese (in quella dei doveri si doveva pensare sostanzialmente ai bisogni primari), si contraddicono a vicenda: garantire una significa decurtare o mentire sull’altra. Harari afferma che dal 1789 l’intera storia del mondo può essere letta come una serie di tentativi per risolvere la contraddizione tra uguaglianza e libertà. E lascia aperta la questione, preferendo (saggiamente) mantenere il discorso al solo livello antropologico.
Come finirà, dunque? Nel proseguo di Dopo l’Occidente la Magli sostiene che la cultura occidentale, sul medio-lungo termine, cadrà sotto ai colpi inferti dalle altre culture, in particolare quella musulmana. Una conclusione, anche in questo caso, piuttosto estrema con cui è difficile trovarsi in totale accordo, specialmente perché l'autrice lo dà per compiuto entro il 2050, per quanto derivi da un quadro storico e religioso che dipinge inevitabilmente notevoli differenze tra le culture.
Dal mio punto di vista Dopo l'Occidente va letto per alcuni elementi antropologici, storici e geopolitici che aiutano a riflettere sulla situazione presente, tralasciando o comunque facendosi un'idea propria delle conclusioni più radicali, tutt'altro che risolutive o inevitabili.


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