DAVE MATTHEWS BAND - LIVE TRAX VOL.63 (07.07.12 ALPINE VALLEY)
Il 63° volume della longeva serie DMB Live Trax è anche uno dei più corposi mai usciti: 4 cd che documentano il concerto del 7 luglio 2012 all'Alpine Valley Music Theatre di East Troy (WI), a cui si aggiunge una selezione di highlights della serata precedente, 6 luglio. Da molti anni seguo la Dave Matthews Band e le sue uscite, compresa questa serie di live album, e credo che in Italia non se ne parli abbastanza. E dato che, fra i miei millemila progetti, c'era anche quello di riprendere a scrivere sul mio sito della musica che mi appassiona, ho pensato di iniziare da qui. Questo è l'ultimo Live Trax che ho ascoltato in ordine di tempo (è uscito nel luglio 2023); attualmente sta per essere pubblicato il vol.65; per saperne di più sulla discografia della DMB andate QUI. Peraltro la DMB sta per esibirsi (il 20 aprile) al Forum Mandela di Firenze... e io non mancherò!
Live Trax 63 si apre con "Little Thing", traccia acustica di rara apparizione (soprattutto dopo il 1997) e mai inclusa in un disco studio. Questa è la prima volta che fa da opener, con solo due strofe e due ritornelli che sfumano senza interruzioni in "Funny The Way It Is", il bel pezzo funky da Big Whiskey, qui con un'intro estesa proprio in funzione del primo pezzo.
La serata regala altre due emozionanti non-album songs, "Loving Wings" e "Shotgun", entrambe nel primo set ed entrambe di sempre più rara apparizione dopo il 2008/09. In "Jimi Things" Dave lascia cantare al pubblico le prime due strofe; segue la variegata jam centrale, che passa dai vocalizzi di Dave, alla chitarra elettrica di Tim Reynolds, all'immancabile sezione fiati, per concludersi con un divertente innesto finale a ritmo di rap ("Sexy Motherfucker").
In "Rhyme & Reason", che apre il cd 2, si aggiunge Stanley Jordan alla chitarra elettrica, fornendo al brano un timbro più rock rispetto al consueto, evidenziato soprattutto nel virtuoso assolo centrale ma anche nella ritmica sulle strofe.
Analogamente, gli arpeggi e i feedback di Jordan sulle strofe di "The Dreaming Tree" la innalzano a un nuovo livello, forse sottraendole un po' della natura eterea con cui nasce e vive di solito, ma fornendole tocchi di progressive tutt'altro che disprezzabili. Poi, progredendo verso il finale, Jordan cede il passo ai flauti, dopo un po' di giocoso interplay, quasi a cedere nuovamente il brano al suo legittimo regno di appartenenza. 16 minuti da non lasciarsi scappare.
La jam è protagonista anche di "#41", momento quasi obbligato di qualunque concerto della DMB, qui in una resa lineare e dalla durata tutto sommato modesta, 12 min, ma in cui ogni strumento si prende il suo momento, dal violino, ai fiati, all'elettrica. Discorso simile vale per "So Much To Stay/Anyone Seen The Bridge/Too Much", medley che si conferma un trampolino funky per una festa di trombe strepitanti, percussioni scatenate e un basso martellante.
In chiusura del cd 2, l'atmosferica e rarissima "Gaucho", primo di due brani che anticipavano il nuovo album Away From The World. "Gaucho" debuttava proprio nel Summer Tour 2012 e già scompariva dalle setlist dopo le ultime esecuzioni nel 2013. L'altro è "If Only", nel cd 3, suonato ampiamente fino al 2015 e poi relegato tra i recuperi sporadici.
L'estensione di "Typical Situation", quasi una ballad folk all'origine (una delle prime composizioni di Dave), a una jam delicata ma convinta è un'usanza consolidata. Così come lo è la sempre diversa jam su "Two Step", qui introdotta da Dave che canta i primi versi di "Time Bomb", per poi protrarsi per 19 alchemici minuti mettendo in pole-position dapprima la chitarra elettrica di Reynolds, e a seguire la batteria di Beauford.
Un momento peculiare del terzo set è la resa acustica di "The Space Between" con la chitarra di Dave in accordatura raised-B, una rarità al di fuori del Summer Tour 2012.
"Ants Marching" è la solita, scatenata festa, mentre la sempre sognante "You Never Know" apre il cd 4, ovvero la selezione dal concerto del 6 luglio. Di questo set va menzionata senz'altro "Lie In Our Graves", canzone che nel corso degli anni ha subito varie evoluzioni. Qui parte col boost della chitarra elettrica di Reynolds, ma poi dilaga in un tripudio di violini girando in tondo sulla sua ritmica melodiosa. L'elettrica ritorna sull'ultima parte, ma lo fa con grazia, in una serie di arpeggi che sconfinano persino in un cenno a "Free Bird" (Lynyrd Skynyrd).
Poi è la volta della spoglia e oscura "Out Of My Hands", priva di qualsiasi orpello (rimangono solo Dave e la sezione ritmica), piuttosto rara dopo il 2012, e che scivola nell'inno americano, condito dagli strepitanti feedback di Jordan.
Anche questo concerto vede la partecipazione di Stanley Jordan, che sale in "Proudest Monkey" contribuendo alla sua resa vellutata come una ninna nanna jazz, fino a quando sfuma in "Satellite", che rimane lineare.
Naturalmente il corpus di un concerto della DMB è fatto anche di versioni lineari, fedeli agli album di riferimento, che sostengono e rimpolpano la scaletta con brevità e robustezza. È il caso di "Rapunzel", "Crash Into Me", "Minarets", "Raven", "The Best Of What's Around" e tanti altri. Ci sono anche due cover, "All Along The Watchtower" e "Thank You". Non c'è nulla da buttare, beninteso, ma come ognuno dei Live Trax ha dei momenti che lo distinguono e altri che sono all'ordine del giorno.
Da non perdere: Little Thing / Funny The Way It Is / Loving Wings / Shotgun / Rhyme & Reason / The Dreaming Tree / Gaucho / If Only / Two Step / The Space Between / Lie In Our Graves / Out Of My Hands / Proudest Monkey
Tracklist completa QUI
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