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IL RE È CADUTO? FAIRY TALE, BILLY SUMMERS E GLI ULTIMI LAVORI DI STEPHEN KING



Stephen King non ha mai smesso di essere prolifico: solo negli ultimi cinque anni abbiamo avuto sette romanzi e due racconti lunghi usciti come stand-alone; tre sono collaborazioni con altri autori. Tanto, forse troppo. E quello che brilla non è molto: anzi, una buona metà delle cose finisce dritto agli ultimi posti della classifica kinghiana di sempre. Dopo la trilogia di Mr. Mercedes (a onor del vero, già dopo il primo romanzo, l'unico che si distingue per originalità e stile) il fedele lettore che è in me non ha potuto evitare di chiedersi se il Re sia caduto dal suo trono, forse addormentato. Che la parabola del grande autore del Maine abbia iniziato il suo declino?
Partiamo da Sleeping Beauties, la collaborazione con il figlio Owen (2017). In questa storia, le donne di tutto il mondo si addormentano in un bozzolo simile a quello delle farfalle e il loro destino sembra essere legato alla comparsa della misteriosa Evie Black. Agli uomini rimane in mano l'arduo compito di sistemare le cose, ma faranno un disastro. Buone premesse che rimandano a una rivisitazione della Bella Addormentata (ricordiamoci che molti tra i migliori lavori di King sono versioni attualizzate di fiabe, miti e topoi fantastici: il vampiro in Le notti di Salem, Frankenstein e la cosmologia di stampo lovecraftiano in Revival, la morte e la resurrezione in Pet Sematary, i semidei maligni in IT Desperation, Satana e la concezione biblica del Male in L'ombra dello scorpione, il viaggio nel tempo in 22/11/63, ecc). Aspettative che però vengono deluse: il tripudio di personaggi, il forsennato alternarsi di punti di vista, la struttura action e l'eccessiva lunghezza ne fanno una sceneggiatura malscritta per una serie tv di basso livello, il che purtroppo affoga anche i messaggi che la storia vorrebbe veicolare. Sleeping Beauties non è nemmeno paragonabile ai libri che King ha incentrato su figure femminili forti e complesse (Dolores Claiborne e Rose Madder su tutti), anche perché stando alle interviste è più farina del sacco del figlio Owen che non sua.
Un altro grosso passo falso è stato The Outsider (2018), una detective-story sonnolenta e per niente accattivante, dove nemmeno il mostro funziona: ne ho parlato ampiamente QUI.
Nel 2019 è la volta di L'Istituto, che rispolvera il tema dell'avventura di alcuni ragazzini alle prese con poteri paranormali che finiscono nelle mire di una losca società. King ha già raccontato questa storia in altre salse: L'Istituto non aggiunge nulla di nuovo, ma il suo peggior difetto è che non riesce a farci appassionare ai protagonisti, decisamente anonimi per gli standard kinghiani, e perciò finisce per essere una lettura senza infamia né lode che lascia del tutto indifferenti.


Una sorpresa più positiva sono stati i racconti brevi, come La scatola dei bottoni di Gwendy
 in collaborazione con Richard Chizmar (ne ho parlato QUI), che ha dato origine a una trilogia. Il secondo volume lo ha scritto solo Chizmar ed è piuttosto noioso. Il terzo, L'ultima missione di Gwendy (2022 di nuovo a quattro mani), è un prodotto only-for-fans che si riallaccia allo sterminato universo della Torre Nera, ma lo fa piuttosto a sproposito e cadendo nella contraddizione. Insomma... un po' come per Mr. Mercedes, bastava il primo.
Abbiamo avuto anche Elevation (2018, QUI per approfondire), un piacevolissimo racconto di stampo fantastico alla Bradbury, e Later (2021), che vira al genere giallo/hard-boiled, niente di memorabile ma gustoso come esperimento un po' fuori dal seminato.
Ma veniamo agli ultimi due tomi, che ben rappresentano gli alti e bassi dell'ultimo decennio.
Billy Summers (2021) è la storia di un sicario con velleità artistico/letterarie. Per Billy, fino al momento in cui lo conosciamo nel presente della storia, il processo creativo si è sempre espresso con la progettazione meticolosa degli omicidi e di articolate vie di fuga. Ma ora che decide di ritirarsi, scopre un atto creativo più puro e che non genera rimorsi: la scrittura, da cui è attratto da sempre. Billy è infatti un lettore vorace e colto, e cita Émile Zola a ogni buona occasione. I libri sono il veicolo con cui esorcizza i suoi sensi di colpa, la sua solitudine, il suo essere outsider; i libri non possono tradirlo e sono sempre presenti quando ha bisogno di conforto. Quindi Billy approccia la stesura di un romanzo dentro il quale nasconde la sua autobiografia, allo stesso modo con cui approcciava l'omicidio e la creazione degli alter ego necessari al suo anonimato.
Billy Summers è evidentemente l'opera recente di King che troneggia su tutte le altre, almeno dai giorni di 22/11/63, al quale si accosta per corposità narrativa e profondità umana. Non manca di qualche momento di prolissità o qualche scivolone stilistico (come lo spuntare ogni tanto di un fastidiosissimo narratore onnisciente), ma di tutti i lavori di cui sto parlando in questo articolo è quello che dovreste leggere per ritrovare un Re in ottima forma.


Veniamo alla nota dolente, perché Fairy Tale (2022) ruba a The Outsider il primato come peggior romanzo di King della storia. Non ha nemmeno la scusante dell'essere breve: un mattone di 700 pagine dove non succede praticamente nulla. Si potrebbe dire che è la storia di un ragazzo, Charlie, a cui capitano cose andando in giro, prima nel nostro mondo, poi in un mondo fantasy. Nelle prime 200 pagine, Charlie salva da un incidente l'anziano signor Bowditch, il quale poi gli svelerà il portale d'ingresso al mondo di EmpisL'amicizia tra i due è la parte più interessante del romanzo, essendo bizzarra vista la differenza d'età e d'approccio alla vita, che King descrive con la solita dovizia di vissuto e di reale (sebbene sembri mutuata dal racconto Il telefono del sig. Harrigan presente nell'ultima antologia di King, Se scorre il sangue). Quando poi Charlie entra a Empis, tutto si ferma: inizia un alternarsi di personaggi e situazioni a dir poco inconsistenti. Basti sapere che la motivazione più forte di Charlie nell'avventurarsi in questo mondo fatato e pericoloso, è allungare la vita al cane del sig. Bowditch, vecchio e malandato. Chi ha paragonato Fairy Tale a Il talismano (ebbene sì: c'è pure chi ha paragonato The Outsider a IT) non ha la più pallida idea di cosa sta leggendo.
Considerato tutto ciò, l'unico aspetto positivo che trovo in un'uscita come Fairy Tale (e in generale degli alti e bassi - più bassi che alti - di quest'ultimo decennio) è farmi pensare che King non abbia davvero nessun ghost writer, perché se li avesse non avrebbe fatto un buon affare.
L'immediato futuro non sembra riservare una scossa da questo torpore: ahimè il prossimo romanzo, già annunciato, avrà di nuovo la soporifera Holly Gibney come protagonista (Mr. MercedesThe Outsider e il mediocre racconto Se scorre il sangue). Già mi parte lo sbadiglio.


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