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PHISH: LAWN BOY (1990) DIVIDI, APRI E SCIOGLI



Così come il primo album Junta, anche il secondo, Lawn Boy, arriva al pubblico solo nel 1992 con la riedizione in cd da parte dell'Elektra Records. L'uscita originale risale al settembre 1990 per l'etichetta Au Go Go Records, che pochi mesi dopo fallisce trascinandosi dietro anche la sorte dell'album. La registrazione avviene tra maggio e dicembre 1989 in uno studio fuori Burlington, in Vermont. I Phish suonano dal vivo, in presa diretta, e i take vengono poi editati con delle sovraincisioni. La produzione è curata dalla band stessa.
Questo secondo album, così come Junta, attinge dal meglio del loro repertorio del momento, già provato sul palco. Ma Lawn Boy non ha un impatto uniformemente eccelso come il precedente, pur mantenendo uno spettro di brani variegato che incorpora elementi progressive-rock, fusion, jazz e persino bluegrass (genere, quest'ultimo, che continuerà sempre a fare capolino nel repertorio dei Phish). Nell'economia della band non esistono canzoni da scartare, pertanto anche tutte quelle di Lawn Boy sono diventate materiale da concerto, espandibile a piacimento. Semmai il difetto del disco è condensare un po' troppo certi brani che conosciamo oggi in versione molto più esplorate e colorate. Lawn Boy guadagna qualche consenso da parte dei critici musicali e qualche menzione sulla carta stampa di settore, e i Phish iniziano a essere paragonati (sia nel bene che nel male) ai Grateful Dead, a Santana, a Frank Zappa, ai King Crimson, per quanto il loro stile sia comunque diverso da ciascuno di questi storici nomi.

 

Tutte le canzoni del disco, ad eccezione di una, fanno la loro apparizione dal vivo tra il 1989 e il 90, nel periodo corrispondente all'uscita dell'album. “The Squirming Coil” è un'apertura magnifica di 6 minuti, con quel carattere cerebrale tipico delle suite composte da Anastasio. Il testo invece è di Tom Marshall, che qui è autore anche del testo di “Lawn Boy” e di “Bouncing Around The Room”, a riprova del suo crescente ruolo nell'affiancare il songwriting di Anastasio. La canzone si presta bene dal vivo, e infatti la sua esecuzione è variata molto dal 1990 (anno in cui è apparsa) ai giorni nostri; in particolare A Live One ne contiene un esempio eccelso. “Reba” sono 12 minuti di elucubrazione musicale con la tipica struttura a quattro parti, il testo non-sense e lo spazio per la jam finale. Secondo molti fan è uno dei brani più rappresentativi del gruppo. Anastasio lo scrive come esercizio imponendosi di creare una piece di musica coerente con cambi costanti e nessuna ripetizione.
“My Sweet One” vira completamente da questi toni, essendo un brano country-bluegrass, interpretabile sia come esempio di quanto i Phish siano (e vogliano essere) erranti e bizzarri nell'attingere alle loro radici musicali, sia come uno degli “scherzetti” musicali che dal vivo fungono da mini-intervalli tra le jam. “Split Open And Melt” (letteralmente "Dividi, apri e sciogli", lo spirito che guida i Phish sul palco) ci rimette sulla strada conosciuta, pur presentandosi in una modesta veste da neanche 5 minuti, laddove dal vivo negli anni è diventato territorio per feroci jam (nel 1991 i Phish fanno un tour con i Giant Country Horns proponendo questa ed altre canzoni arricchite da una sezione fiati). “The Oh Kee Pa Ceremony” è un altro intermezzo breve e bizzarro che fa riferimento a un rito di passaggio all'età adulta dei Nativi Americani. Per i giovani Phish questo rituale è rappresentato dal chiudersi dentro una stanza per ore e ore a improvvisare jam.
“Bathtub Gin” è un insieme molto singolare delle abilità compositive ed esecutive dei Phish: troviamo delle parti di pianoforte e di batteria diverse dal solito, che danno al brano un carattere distintivo. Di nuovo, la versione sull'album è una succinta sintesi in confronto all'esplorazione strumentale dal vivo. Pure “Run Like An Antelope” è prettamente una scusa per lasciarsi andare agli strumenti, come dimostrano i 9 minuti sull'album. Si tratta di uno dei brani più vecchi dei Phish, eseguito in concerto sin dal 1985. Con qualcosa di lounge nei suoi toni, “Lawn Boy” arricchisce il mosaico della diversità di generi e stili dei Phish e, dal vivo, offre al bassista Mike Gordon lo spazio per lievi soli jazz. Da notare che nella prima edizione dell'album (Au Go Go Records) il brano era presente in una versione più veloce.


Nella conclusiva “Bouncing Around The Room”, il riff è semplice e accattivante, ma sono soprattutto le voci a fare questo brano. Accanto alle lunghe jam strumentali, c'è un altro lato della musica dei Phish fatto di canzoni splendidamente vocali, che sono andate aumentando insieme alla crescita della band (si pensi a Farmhouse e Joy). “Bouncing” è una delle prime, molto ricca in immagini grazie alla doppia firma Anastasio/Marshall. Apparsa nel 1990, ne troviamo una versione impeccabile su A Live One, che proprio come l'apertura di “The Squirming Coil” ha senza dubbio qualcosa in più della versione studio.
Essendo i Phish una band che vive innanzitutto sul palco, è interessante vedere quali sono le canzoni che debuttano dal vivo senza essere (in quello stesso anno oppure in seguito) incluse in un album. È ragionevole presumere che una canzone dei Phish che debutta live sia una canzone neonata, dato che la band usa il palco come terreno per provare, evolvere e persino ristrutturare le canzoni. Perciò se guardiamo ai debutti del 1989 ed escludiamo i brani registrati su Lawn Boy, quelli che restano sono delle rarità che un fan (cioè, un phan) deve in qualche modo recuperare. Più ci avviciniamo al presente e più spesso capita che i brani vengano eseguiti in qualche tour, finendo così inclusi in uno degli innumerevoli album live rilasciati dalla band. Nel 1989 ne troviamo quattro: due le possiamo ascoltare in versioni successive (ricorrono in vari volumi della serie Live Phish e altri live album sparsi), ovvero “Punch You In the Eye” (incentrata sullo sfondo mitologico del ciclo di Gamehendge, e dalla quale la band estrapolerà poi un estratto intitolato “The Landlady” inserito nel successivo A Picture Of Nectar) e “Kung” (scritta da Fishman e ispirata a una danza africana). Due tracce invece restano inedite: “Gaul Swerves and the Rest is Everything Else” (più che una canzone, un poema visionario e psichedelico scritto da Fishman a proposito della sua vita) e “In a Hole” (brano jazzato cantato da Page McConnell, suonato in 8 concerti dell'epoca e poi eliminato dal repertorio).

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