mattbriar

NEIL YOUNG: A TREASURE



A Treasure si colloca come il n°9 dei live d'epoca che Neil Young sta pubblicando (in ordine sparso) nella serie Archivi.
Nel 1984 e per tutto il 1985 Young radunò una band di celebri musicisti di Nashville e girò il mondo, sotto il nome di International Harvesters, proponendo in stile country & western alcuni dei suoi classici degli anni 70 e diverse canzoni più recenti o completamente nuove. La musica di Young (e in generale quella della West Coast) ha naturalmente radici nel country e nel rock'n'roll; per stessa dichiarazione di Young, il momento degli International Harvesters costituiva uno sguardo al passato, un omaggio a una tradizione viva e importante (che, specie negli anni '80, non attirava più un pubblico vasto come un tempo). Fu quindi un momento “roots” per Young, e questo può essere considerato un disco “roots”.
Infatti, nonostante siano solamente 12, i brani sono molto variegati, forse molto più di quanto ci si poteva aspettare. Young ha fatto una selezione molto severa (per certi versi anche ingiustificata) dato che gli Harvesters, in circa un anno e mezzo di concerti, suonarono decine e decine di canzoni (85 i concerti registrati). Ma nel complesso questo A Treasure raccoglie 5 brani finora inediti più alcune vere gemme: insomma il titolo “un tesoro” (come lo definì Ben Keith poco prima di andarsene) è pienamente azzeccato.
Innanzitutto c'è “Grey Riders”, una delle chicche più ricercate di questi periodo, protagonista la Old Black e una incalzante melodia western. Sorprendente “Nothing Is Perfect”, morbida ballata country con un tagliente doppiosenso: dopo averci ingannato con spensieratezze e banalità, Neil spara un ritornello pungente, dicendo che “nel piano perfetto di Dio, niente è perfetto / guarda le ombre per capirlo / tutte le belle cose che ci ha dato servono solo a farci vedere come sarebbe la vita senza di esse”.

“Amber Jean”, in apertura, è invece dolce e ottimistica in quanto dedicata alla figlia appena nata. Ed è perfetta così com'è, nelle sue chitarre squillanti. Abbiamo poi un altro interessante inedito che scivola nel blues (presagendo alla futura nascita dei Bluenotes), “Soul Of A Woman”, essenziale ma splendidamente colorato e riscaldato dagli Harvesters. L'unico inedito scialbo è forse “Let Your Fingers Do The Walking”, che non aggiunge niente in nessun senso. “Bound For Glory”, lunga e un po' monotona narrazione "on the road", appariva già su Old Ways, album dell'85 che mal rappresentava gli Harvesters e il loro repertorio. Curiosamente Neil l'ha definito uno dei suoi preferiti... opinione discutibile.
Passando alle rivisitazioni di brani del passato, balza all'orecchio “Southern Pacific”, trasformata in una cavalcata per banjo con ritmo ferroviario, resa davvero incredibile dall'arrangiamento degli Harvesters e dalla verve dello stesso Young. Poi c'è “Motor City”, anche questa un tripudio di strumenti che le tagliano un vestito davvero entusiasmante. Infine “Flying On The Ground Is Wrong”, made in Buffalo Springfield. Potrebbe sembrare sacrilego, ma anche la versione qui presente fa rizzare i peli dall'emozione: un sound e un'armonia semplicemente incredibili.
Infine “Are You Ready For The Country”, frizzante ma troppo allisciata rispetto alla tensione dell'originale (in Harvest), e “It Might Have Been”, evitabile cover già sentita in miglior veste dai Crazy Horse (in Archives).
Questo "tesoro" poteva essere molto più ricco (così come più corposa poteva essere la parte visiva del bluray), ma senza mettersi a discutere delle scelte operate, A Treasure ha certamente valore per la musica che contiene. Il calore sprigionato da questa band, il sound che ci restituisce a trent'anni di distanza, è spettacolare. Anche la tracklist variegata e con molti inediti è un punto a favore.

Commenti

  1. Ciao Matt...spero di essere stato all'altezza della tua completissima recensione;)

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