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KEROUAC: LA CITTA' E LA METROPOLI



La città e la metropoli, il famoso romanzo con cui Jack Kerouac esordisce nel mondo editoriale, ha una gestazione travagliata. Siamo nel luglio del 1945: Jack (sposatosi l'anno prima con Edie Parker, la sua prima moglie) vive stabilmente a New York insieme ai genitori, si tiene occupato con lavori saltuari, frequenta la scena del Village e ha già dato prova delle sue intenzioni letterarie con una serie di testi, diari, romanzi germinali, tutti più o meno interessanti (tra cui spiccano Il mare è mio fratello, Orfeo emerso, E gli ippopotami si sono lessati nelle loro vasche, quest'ultimo scritto insieme a Burroughs).
Dopo che al padre viene diagnosticato un cancro, Jack si fa carico di accudirlo passando gran parte del tempo a casa, dove continua a sperimentare l'uso della benzedrina per scrivere (conosciuta nell'ambito del Village in questi anni). È in tale contesto che inizia a concepire La città e la metropoli. In una lettera a Ginsberg racconta dello stile di scrittura con cui vuole realizzare un romanzo alla Thomas Wolfe. Dopo un ricovero in ospedale, a dicembre, per un attacco di tromboflebite alle gambe causata dal consumo di benzedrina, Jack prende appunti sulle sue idee, ma inizia veramente a scrivere il romanzo solo nell'estate del 1946 dopo la morte del padre.
Nel frattempo anche il matrimonio con Edie va a rotoli. Prosegue il lavoro con costanza nei due anni successivi e porta a termine la prima parte del romanzo entro la primavera del 1947. Poi il lavoro si interrompe: quell'estate, infatti, Jack parte per il primo viaggio in California da Neal Cassady (raccontato in Sulla strada), da cui rientra alla fine di ottobre. A quel punto rimette mano a La città e la metropoli fino a completare la prima stesura nel maggio 1948. Comincia a proporlo agli editori ma in seguito ai primi rifiuti decide di rivedere il finale e di ridurne la lunghezza (il manoscritto originale superava le 1180 pagine). Riesce a venderlo nel marzo 1949 e la pubblicazione avviene nel febbraio 1950. Intanto, Jack compie tutti i viaggi raccontati in On The Road e comincia a scriverne, questa volta utilizzando una forma molto diversa (è un periodo di grande slancio che lo porta anche a riempire taccuini di appunti con le idee per Dottor Sax).


La forma, in effetti, è la prima cosa che balza all'occhio di La città e la metropoli: classica e ricercata, vuole essere erede appunto di Thomas Wolfe e della sua capacità di scrivere ritratti impressionisti della variegata cultura americana. Un Kerouac inaspettato e insolito se si è già letto almeno uno dei romanzi per cui è celebre come esponente della prosa spontanea e della Beat Generation. Nonostante le mentite spoglie di romanzo formativo, c'è molto del Kerouac di fine anni 40 in questo scritto. Attraverso e grazie a La città, Jack tenta di redimere il senso di colpa provato nei confronti della famiglia per dimostrare al padre di poter campare come scrittore. Il romanzo è autobiografico perché “drammatizza lo spirito della sua vita trasformandola in una fantasia romantica, ma senza aggiungere finzione in personaggi o trame”. Si può dire che ciascuno dei cinque figli della famiglia Martin (protagonista del romanzo) sia il riflesso di una parte di se stesso; Jack attinge dalla sua infanzia, dagli amici di Lowell e da quelli della Columbia University. Per queste ragioni l'opera è molto significativa, basilare: sebbene sia il risultato di un metodo che Kerouac non vorrà più seguire, è il suo primo traguardo, il punto di svolta che lo rende autore pubblicato, il passo decisivo verso quel sogno tanto ambito di essere protagonista del Rinascimento Letterario Americano.
Gli anni da cui nasce il libro sono anni chiave della sua formazione. Da un punto di vista storico e letterario, sono gli anni in cui al Village di New York il gruppo dei Beat (Kerouac, Ginsberg, Burroughs, Carr) va acquisendo sempre più il suo contorno; l'influenza e lo stimolo che questi scrittori si forniscono l'un l'altro sono la scintilla che renderà possibile ciò di cui oggi siamo qui a parlare. Da un punto di vista personale, Jack fa i conti con il passaggio all'età adulta, se così si può dire: si sposa la prima volta, conosce e sperimenta le droghe, ottiene i primi risultati davvero maturi con la scrittura, lascia l'università, perde il padre, promette alla madre di starle accanto per tutto il resto della vita (promessa che manterrà) e inizia i viaggi per l'America che poi lo renderanno, suo malgrado, un'icona controculturale. Il peso di tutto questo è palpabile in La città e la metropoli: semplificando, lo possiamo riassumere nel dualismo (sempre presente in Jack, anzi sempre di più procedendo dall'inizio alla fine della sua vita) tra la tentazione di una vita artistica, libertina, alcolica e sregolata in compagnia di amici e conoscenti, e il desiderio di una vita pacifica, borghese, secondo i principi cattolici, seguendo l'esempio della madre.



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