SENTIERI IN APPENNINO: DAL PASSO DEL CERRETO ALLE SORGENTI DEL SECCHIA
Ormai è una mia tradizione dell'estate quella di consigliarvi un percorso escursionistico sull'Appennino Reggiano, uno dei luoghi che preferisco al mondo. Quest'anno tocca a un sentiero che in verità è molto conosciuto, anche per la sua semplicità, ma che conduce a uno dei panorami più spettacolari del Parco del Gigante: le sorgenti del fiume Secchia, un anfiteatro naturale di rara bellezza.
Si tratta di un trekking tutto sommato breve: un ora e mezza circa per salire, altrettanto per scendere, con un dislivello modesto (370 metri dice il sito del parco), alla portata di tutti, anche dei più piccoli.
La partenza e l'arrivo sono presso il ristorante del Passo del Cerreto, sulla statale 63. Dietro all'edificio prendiamo il sentiero 00 diretto al passo dell'Ospedalaccio, circa mezz'ora in piano, nel bosco, seguendo il versante. Se percorrete il sentiero in piena estate vedrete moltissimi rovi di lamponi ai lati del sentiero, ma non fermatevi subito, ce ne saranno molti altri.
Il passo Ospedalaccio (1280 m di quota) si apre su una vasta prateria tra il colle Ospedalaccio a est e il monte Alto che domina l'orizzonte ovest. Il nome si deve all'ospizio medievale di S. Lorenzo, noto in seguito come Ospedalaccio, che sorgeva da queste parti nell'epoca dei pellegrinaggi matildici e abbandonato nel XVI sec. Anche qui distese infinite di lamponi.
Poco dopo siamo al bivio tra il sentiero 671 (prosecuzione dello 00), che inizia a salire sulle pendici del monte Alto, e il 675, che raggiunge anch'esso le sorgenti del Secchia aggirando il versante, e che sarà la nostra strada di ritorno. A pochi passi dalla segnaletica CAI, fate caso al cippo napoleonico con inciso "Empire Français".
Naturalmente è possibile scegliere di percorrere questo anello in entrambe le direzioni, consiglio però il 671 a salire e il 675 a scendere, poiché più dolce, soprattutto se (come me) avete problemi alle ginocchia con le discese ripide.
Gambe in spalla e via lungo la salita, che comunque non è molto lunga. Continuamo poi a seguire il 671 svoltando a destra e procedendo lungo la costa del monte Alto, immersa in gran parte nel bosco di faggi per un'altra mezz'ora circa.
Un ultimo tratto in salita ci porta finalmente a destinazione: la conca del Prataccio, 1509 metri s.l.m.
L'anfiteatro di origine glaciale è maestoso e pacifico come se appartenesse a un'altra realtà. Troverete campeggiatori intenti a chiacchierare e grigliare, le loro voci rompono un silenzio altrimenti perfetto, riecheggiando sugli strati geologici in bella vista. La prateria è solcata un po' dappertutto da rigagnoli d'acqua che sono appunto i primi segni di vita del fiume Secchia. Se siete fortunati potete incrociare anche qualche mandria di pecore portata al pascolo.
Dopo esserci rifocillati e rilassati, torniamo verso casa sul sentiero 675 che si dirama all'imbocco della conca esattamente nel punto in cui siamo arrivati.
La discesa è dolce, all'ombra del sottobosco, e in circa un'ora ci riporta al passo Ospedalaccio. Se avanza un po' di tempo e la stagione è quella giusta, vale la pena fermarsi a raccogliere una manciata di lamponi.
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