UN DISCO LIVE? IL CASO PEARL JAM
[Update 29.6.2012]
Quest'anno è uscito Live on Ten
Legs, collezione di brani dal vivo tra il 2000 e il 2009. Il
materiale predominante risale però agli anni 90 e all'ultimo
Backspacer, mentre Binaural, Riot Act e Pearl Jam
sono poco rappresentati.
I PJ sono certamente animali da
palcoscenico. Ma sugli album live ho qualche perplessità. Il
problema principale, se si pensa a un disco live, è come renderlo
interessante e diverso da quanto si può ascoltare nei dischi studio.
Ci sono musicisti che fanno un tour diverso dall'altro, con una
scelta selezionata di brani sempre diversa, con band sempre diverse
(uno su tutti, Neil Young). Allora ogni tour meriterebbe il suo disco
live perché effettivamente rappresenta un momento unico e
particolare, magari senza il corrispettivo in studio oppure con una
quantità maggiore di materiale.
Dall'altro lato ci sono le jam band
(Dave Matthews Band e Phish, per fare i due esempi migliori), i cui
concerti sono sempre qualcosa di diverso dal punto di vista
esecutivo: lunghi spazi di improvvisazione rendono uno stesso brano
sempre unico e diverso, con vari cambiamenti nelle setlist.
I PJ non sono né l'uno né l'altro. Il
loro concerto tipo è nello stile hard rock o grunge, costituito da
una scelta random di canzoni da tutto il repertorio (con dischi più
o meno rappresentati) ed eseguite in vesti rispettosamente simili a
quelle studio. Le eccezioni dal punto di vista esecutivo sono
rarissime, o magari c'è una canzone (vedi “Daughter”) che viene
sempre chiusa con qualche improvvisazione o medley. Anche i brani
rari o inediti sono rarissimi. Il risultato è che tutti i concerti
sono uguali, con la rotazione delle canzoni.
Questo va a discapito dell'appetibilità
di un album dal vivo. Fatto il primo, poi magari un secondo, i giochi
sono già finiti se non compare qualcosa di diverso (ad esempio un
concerto acustico, come Live at Benaroya Hall). Ma una volta
che abbiamo il Live at The Gorge (dove c'è praticamente tutto
il repertorio), cos'altro può servire?
Allora i live diventano semplicemente
"documenti storici", dedicati alla scorza dura dei fan?
Forse. Una compilation dal vivo come i due Legs, allora, è
assolutamente priva di significato. Voglio dire, le canzoni sono
sempre bellissime, ma poi si finisce col metter su il disco originale
piuttosto che il live.
I PJ – forse proprio in quest'ottica
– hanno optato partire dal 2000 per gli official bootleg: meglio
documentare l'intero tour e lasciare che ognuno, a seconda di ciò
che preferisce, faccia la propria selezione. Tra l'altro, in pochi
anni i cd escono dal mercato e la stessa band esorta i fan a
condividerli in rete, una mossa trasparente e sagace oggigiorno.
Attualmente i tour del 2000 e del 2003 rappresentano le maggiori
rarità, in quanto negli anni successivi le canzoni di Binaural
e Riot Act sono state quelle tralasciate più spesso
(purtroppo, aggiungo io). Straordinario per esempio il concerto di
Mansfield 11 Luglio 2003, in parte acustico.
Insomma, in fondo mi piacerebbe che i
PJ dedicassero più spazio nei concerti a furiose jam dilatando le
canzoni a 10 minuti e passa. A mio parere, è l'unica loro mancanza
come Rock Band. A proposito, ce n'è una in Drop In The Park
(vinile all'interno di Ten Legacy versione lusso),
concerto risalente al 1992... Se l'hanno fatto allora chissà cosa
farebbero oggi! E' chiaro che può anche essere una scelta deliberata
quella di mantenere canzoni brevi e concise (un richiamo al grunge?).
E il pubblico può preferire l'una o l'altra cosa, dunque de
gustibus... Anyway, keep on rockin'...
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perplessità che condivido in pieno. acquistai a suo tempo il primo "two legs" perchè se non ricordo male non era ancora partita la vendita on line di tutti (o quasi) gli show che facevano e quindi avevo bisogno di un live su disco che si sentisse veramente bene e non il solito bootleg (dovrei averne ancora 3-4 da qualche parte). sul discorso concerti concisi, ovviamente, si tratta di gusti e a me, francamente va bene così. anche perchè ne vedo talmente pochi che, sinceramente, non mi andrebbe giù di vederne uno con lunghe jam a scapito di una bella raccolta delle loro migliori. come dicevi, de gustibus.
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