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NASCERE PER MORIRE: "NON LASCIARMI" DI KAZUO ISHIGURO

Kathy, Tommy e Ruth non hanno i genitori e crescono nel collegio di Hailsham, immerso nella campagna inglese, insieme ai compagni. La loro vita è programmata fin dalla tenera età: dovranno mantenersi sani per diventare "assistenti", poi "donatori", finché avranno "concluso il loro ciclo". Il significato di questi termini rimane avvolto nel mistero per molti anni, segnati dall'instaurarsi e del rompersi dei rapporti di amicizia e amore. Così come enigmatica rimane la loro identità, il motivo per cui si trovano lì, e qual è l'autorità superiore che ha stabilito le regole della loro esistenza.
Bene, se non avete ancora letto Non lasciarmi e soffrite dello spauracchio degli spoiler, fermatevi qui. Perché è impossibile parlare di questo libro senza parlare delle sue rivelazioni fondamentali. (A parte che alcune cose si intuiscono fra le righe già dalla quarta di copertina dell'edizione Einaudi, ma lasciamo stare.)


Kazuo Ishiguro ha definito Non lasciarmi "una storia semplice, ma fondamentale, sulla tristezza della condizione umana" (fonte). La condizione in questione è la maledizione che soggioga l'essere umano da quando è sceso dagli alberi: l'autocoscienza, l'autoconsapevolezza. Sapere che il proprio tempo sulla Terra ha durata limitata e non infinita. Nasciamo per morire e viviamo sapendo di dover morire, e quello che c'è in mezzo è un riempitivo, poco più di un'illusione.
Così Kathy, Tommy e Ruth vengono a scoprire che moriranno prima del tempo, o meglio, che arriveranno a concludere il loro ciclo. Perché di morte non si parla mai: la morte nella moderna società occidentale è un tabù, si fa di tutto per negarla, in quanto pericoloso antidoto alla distrazione e al consumismo di massa. Ma Kathy diventerà prima assistente ai donatori, poi donatrice: donerà i suoi organi ad altri corpi, i corpi delle persone vere, autentiche, che esistono oltre i confini di Hailsham. A quel punto non sarà che un involucro svuotato dalle parti vitali che lo animavano. Kathy esiste in funzione di altre esistenze. Kathy è stata fatta vivere per permettere ad altre vite di continuare.
Ecco perché all'orfanotrofio gli insegnanti impartiscono un'educazione ferrea alla salute, per esempio mettendoli in guardia dal fumo. Gli orfani del collegio non sono che prodotti, e come tali vengono trattati. Soprattutto in forza di quello che forse è l'aspetto più importante che li separa dalle "persone vere": non sono orfani in senso stretto, non sono mai stati concepiti, né partoriti. Sono cloni. Come una linea di prodotti sono stati assemblati e destinati a un mercato ben preciso.
Nel tempo che li separa dalle prime donazioni, Kathy e Tommy sanno che ogni cosa che fanno, ogni sentimento che provano, è temporaneo. Come possono dunque non vedere la fine di qualsiasi cosa, prima ancora di iniziare a sperimentarla? E quando la morsa del tempo si stringe, ineluttabile, si aggrapperanno a qualunque speranza, anche la più tenue, per avere un po' di tempo in più. Parafrasando David Crosby, "time is the final currency".

Il volto dei protagonisti nella trasposizione cinematografica del 2010

Ecco, Non lasciarmi di Kazuo Ishiguro è tutto questo, e forse anche di più. Porta dunque sulle sue pagine un carico impegnativo, ma allo stesso tempo la mano dell'autore giapponese (sebbene naturalizzato inglese) è lieve, un tratto tipico degli scrittori orientali. E non ha la potenza mistica ed evocativa di un Murakami (almeno, io non l'ho trovata).
La cosa più notevole della narrazione di Ishiguro è la sua capacità di creare per sottrazione, ma si può avere l'impressione che lo stesso approccio sia stato applicato alla storyline, con il risultato di alternare pagine forti e dense, a pagine che paiono costruite su poco o niente. La scelta che fa il libro è di scivolare via, nebuloso ed evanescente come i toni della sua ambientazione, quasi un sogno nel dormiveglia, rinunciando così a colpire allo stomaco il lettore, come invece mi sarei aspettato vista la tematica, pur dimostrando di saperlo fare nei pochi momenti di vera suspense. Una scelta legittima, s'intende, ma che personalmente non ho condiviso appieno.
Non lasciarmi è un romanzo non facile, ma da provare, affascinante anche perché si colloca in quel punto imprecisato e sospeso (proprio come Hailsham) dove si incrociano mainstream, narrativa di formazione, weird e fantascienza.




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