mattbriar

LO STRUMENTO, IL ROMANZIERE, LO SCIENZIATO: LO SCRITTORE IN 3 MODALITÀ


Cos'è uno scrittore? O chi è lo scrittore?
Domanda difficile, dal momento che ognuno, e talvolta persino il singolo libro, fa categoria a sé. Nel corso degli anni, tuttavia, leggendo decine e centinaia e forse migliaia di libri, si finisce per riconoscere dei modelli ricorrenti anche negli autori. Dopotutto non esistono due nuvole uguali, ma i meteorologi le raggruppano in stratocumuli, cirri, nembi e via dicendo.
Quando per istinto ho iniziato a scrivere (e quindi cercare, nel mio piccolo, di essere scrittore), ho sperimentato vari modelli per cercare una sorta di appartenenza, e di conseguenza la mia voce e le mie inclinazioni. Nel farlo mi sono chiesto più e più volte cosa fosse uno scrittore, e come potessero esistere stili, approcci e risultati così tanto diversi, eppure ugualmente meritevoli e sorprendenti.
Grazie alla costante lettura (e alla un po' meno costante scrittura) è nata questa mia distinzione di tre "modalità" dell'essere-scrittore. Metto subito in chiaro che questa riflessione scaturisce dalla pura sensazione ed esperienza mia personale. L'ho elaborata a livello inconscio e poi, a un certo punto (probabilmente quando cercavo una risposta il più possibile razionale e oggettiva), si è palesata.
Ve la condivido in modo che possiate dirmi se vi ci ritrovate o qual è la vostra opinione a riguardo.


Modalità 1.
William S. Burroughs, l'esponente più estremo dei Beat, si definiva uno "strumento di registrazione". Se guardiamo alle sue opere, è facile capire perché (se vi occorre un ripassino potete iniziare da qui). Burroughs non scriveva storie, ma trascriveva esperienze vissute per davvero, anche quando le rimaneggiava sotto qualche pseudo-forma narrativa (soprattutto nell'ultimo periodo).
Le sue esperienze, per quanto autentiche, non sempre erano reali e concrete, perché in larga misura i suoi testi sono il frutto della sua vita da tossicomane, e questo li rende criptici e deliranti. La tecnica del cut-up, che consiste nel rigirare parole e frasi in maniera casuale, uno dei suoi marchi stilistici, non va certo a braccetto con lo studio preliminare di un'opera letteraria a tavolino. Il cut-up, e più in generale l'approccio adottato da questo tipo di scrittore, serve a rappresentare la complessità delle ossessioni, la spontaneità dei pensieri e la casualità della vita. Tanto per darvi un'idea, Burroughs, che amava anche l'arte pittorica, "dipingeva" sparando contro secchi di vernice col fucile a pallettoni.
Tutta anima, insomma. Trama? Climax? Uso della retorica? Approfondimento dei personaggi? Lui non si preoccupava di tutto ciò, ed è per questo che non lo definiamo un romanziere, ma uno sperimentatore. Burroughs è un esempio particolarmente radicale, ma in questa categoria ci metto anche autori dotati di una scrittura più convenzionale e comprensibile, come Jack Kerouac e alcuni post-modernisti contemporanei (DeLillo per dirne uno), che anche se meno sfrenati da un punto di vista stilistico, e più "leggibili", procedono comunque a briglia sciolta sfiorando talvolta lo stream of consciousness.


Modalità 2.
All'estremo opposto troviamo il romanziere (incluso il best-sellerista). Faccio i primi due nomi che mi vengono in mente: Stephen King e Haruki Murakami. In molte occasioni, tra interviste e autobiografie, i due hanno parlato del rigore con cui gestiscono la scrittura all'interno del vivere quotidiano. Tot numero di pagine al giorno, tot ore di scrittura al giorno, tot ore di relax, sport, famiglia, ecc. Sono generosi di consigli e hanno rivelato i loro metodi su come applicarsi per ottenere risultati, le regole da seguire per la strutturazione e la stesura delle idee, ecc.
Guardandoli per come hanno modellato la loro vita sopra la carriera di scrittori (ci campano, dunque è un mestiere a tutto tondo), la prima cosa che verrebbe da pensare che scrivono "a comando" libri con poca anima o poca verità. Sappiamo bene che non è così, anzi. La mancanza di ispirazione non è un male di cui soffrono e i loro romanzi, come i loro personaggi, sono più vivi persino di certe persone in carne e ossa. Lo scrittore modalità romanziere mette in primo piano l'amore per la storia, per i suoi protagonisti e per il lettore. Quest'ultimo, il loro "cliente", deve uscire dal romanzo con la sensazione di magico appagamento come quando ci si risveglia da un dolce sogno, o ci si alza da un lauto pasto.
Per ottenere questo, non può certo partire con un bagaglio ingombrante di messaggi o contenuti: non è il primo interesse del romanziere, nemmeno il secondo, e non giurerei neanche sul terzo. Se il messaggio ci sarà (e ci sarà inevitabilmente), seguirà a ruota i personaggi e la storia, come un bravo cagnolino, arrivando a essere comunque presente sulla pagina e percepito dal lettore.


Modalità 3.
Esiste una modalità intermedia tra le due: lo scienziato. Questo scrittore crea un esperimento in cui c'è una tesi da sostenere e alcune cavie da osservare. Mette le cavie (personaggi) in un labirinto pieno di svolte, passatempi e trappole (storia), e trae le conclusioni su ciò che accade (tesi). Modella la storia e i personaggi perché siano dei veicoli su misura per i contenuti che intende comunicare. Avendo come primo interesse la trasmissione del messaggio al pubblico, lo scrittore-scienziato cura anche lo stile e la struttura dell'insieme. Il suo romanzo non sarà perfetto, ma sarà pur sempre un romanzo allettante agli occhi di certi lettori.
Questa è la modalità preferita degli scrittori di fantascienza e speculazione, che mettono il personaggio in condizioni tali da affrontare le estremizzazioni del presente, più o meno realistiche o fantasiose. Menziono a titolo di esempio Isaac Asimov, James G. Ballard e Philip K. Dick, ma anche tutti i post-modernisti che ho letto finora, come DeLillo. Le tematiche che affrontano nelle loro opere sono spesso vissute in prima persona come ossessioni, come per gli scrittori "strumenti" della modalità 1. E' il messaggio, più della storia stessa, ad avere importanza e ambire a essere appagante per il lettore.
Sul lato strutturale e stilistico i risultati sono molto variabili, ma non è un caso che gli scrittori di questa categoria siano spesso accusati di non essere bravi romanzieri. Per forza: non è il loro interesse, perché non è la loro modalità.

Come dicevo all'inizio, questa distinzione non pretende di essere assoluta: esistono certamente altre modalità, comunque le vogliate chiamare, e mille possibili sfumature intermedie. Dopotutto abbiamo scoperto che persino Corona è uno scrittore, no?
Quello che ho detto rappresenta il pensiero personale che mi sono fatto in un ventennio di letture disparate. Come scrittore, o pseudo-tale, so di appartenere alla terza modalità... non saprei dire se per fortuna o purtroppo.

Commenti