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SIMAK: INFINITO (NON C'È PIÙ SPAZIO PER L'OTTIMISMO)



Infinito (1967) è il romanzo più oscuro e universalmente pessimista di Clifford Simak. Le critiche alla debolezza e alla stupidità degli esseri umani, presenti nelle opere precedenti (Il villaggio dei fiori purpureiLa casa dalle finestre nereevolvono qui nella drammatica visione di una società ottusa e sul ciglio dell'autodistruzione, quantomeno psichica. In questo senso, Infinito si può benissimo affiancare a opere come 1984 di George Orwell e La città e le stelle di Arthur C. Clarke.
Nel mondo futuro immaginato da Simak, la vita è quanto di più asettico e parsimonioso possibile: si vive solo per accumulare ricchezze in vista di una seconda vita promessa dalla scienza, che inizierà dopo il risveglio dall'ibernazione a cui si viene sottoposti, una vera e propria resurrezione dalla morte in una nuova epoca dove tutte le malattie saranno debellate.
In questo contesto si intrecciano varie linee narrative vicissitudini accomunate dalla ricerca di un senso superiore in grado di giustificare questo destino, ma anche dalla ricerca delle falle di un sistema apparentemente perfetto ma che non convince proprio tutti. Tra essi un prete, un cercatore di tesori, un condannato a morte (i criminali sono privati della possibilità di resurrezione), una scienziata che ha decifrato la matematica di un pianeta alieno, scoprendo quella che potrebbe essere la verità su Dio, e un criminale che tenta di derubare i defunti dei loro beni terreni.
Tutti i personaggi vogliono rispondere alla domanda posta dal titolo originale del romanzo: perché mai dovremmo riportarli indietro dal paradiso? Esiste davvero qualcosa per cui valga la pena raggiungere o anche soltanto ambire all'immortalità? La scienza ha davvero i numeri per sostituirsi a Dio, alla fede spirituale, nel fornire la più definitiva delle risposte? Ed è giusto che lo faccia solo perché può?
Sulle ambientazioni rurali, tanto care al Simak della fase precedente, cala una cappa di grigio. Ritroviamo sì alcuni spunti e temi ricorrenti, ma vengono rimodulati in quello che forse è il romanzo simakiano che più di tutti si rende autonomo ed essenziale anche a chi non ha mai avvicinato prima l'autore. Non passa attraverso l'allegoria o la morale (come la La casa dalle finestre nere), non apre spiragli ottimistici (come Oltre l'infinito e L'anello intorno al sole), è invece un manifesto nel quale la fredda logicità degli eventi conduce a conclusioni inevitabili e disilluse.


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