mattbriar

IL DEGRADO DELLA CULTURA NERD? UN COMMENTO


Questo post è un commento a un articolo di Fumettologica che potete leggere cliccando QUI. L'articolo sostiene, in soldoni, che nell'ultimo ventennio lo sdoganamento della "cultura nerd" oltre il proprio confine di "nicchia da sfigati" verso un'ampia fetta di popolazione, per cui oggi "essere nerd è figo", sia stato più dannoso che positivo. Le considerazioni in merito (calo della qualità dei prodotti, per esempio le serie tv, a causa della sovrapproduzione; rischio di cadere nel fanservice vuoto; mercato invaso da inutile paccottiglia; il fatto che la schiavitù dell'intrattenimento ne sia uscita rafforzata e in qualche modo legittimata) sono nel complesso veritiere e corrette, e dovremmo davvero esserne tutti più consapevoli.
Personalmente però ritengo vi siano due aspetti importanti che l'articolo non considera.
Primo: questi problemi non sono direttamente imputabili all'apertura della cultura nerd. Essa rappresenta "solo" una fetta di mercato che prima non era disponibile e a un certo punto lo è diventata. Il mercato occupa qualunque spazio si liberi e degrada tutto ciò che fagocita. Non metto in dubbio che tutta quella fetta di entertainment (serie tv, libri, fumetti, giochi, gadget, ecc, più in generale uno stile di vita a 360°) inscrivibile in ciò che chiamiamo "cultura nerd", stia uscendo qualitativamente impoverita da un ventennio di suzione da parte del mercato di massa. Ma il problema non sta nella cultura nerd, sta nel meccanismo del mercato, in particolare nei colossi dei franchising il cui obiettivo è quello di monetizzare a discapito di tutto. Sono talmente sfacciati ormai che li si riconosce. Aprire la cultura nerd ha significato possibilità più ampie e meno emarginazione. Il problema sta nel modo distorto in cui questa viene intesa o usata dai soliti meccanismi economici. Tuttavia, per parlare delle piaghe della società capitalista, materialistica e consumistica in cui siamo immersi, non serve tirare in ballo la cultura nerd, che è solo una tessera di un puzzle ben più grosso e forse neanche così tanto rappresentativa (che dire allora di abbigliamento e fast fashion?). Anzi, mi pare che ciò distolga l'attenzione dalla vera natura del problema.
 
https://lothlenan.tumblr.com

Secondo: l'articolo non traccia una linea di separazione, a mio parere doverosa, tra chi fruisce per autentica passione e chi fruisce casualmente e in modo acritico. Le passioni ci sono sempre state e l'importanza di una passione nella vita di una persona è indubbia, qualunque essa sia. La passione soddisfa curiosità, genera domande, scavalca i confini. La passione è un porto sicuro in momenti difficili, da cui non si viene mai traditi. Sviluppare passioni porta a spirito critico e consapevolezza, che sono la prevenzione fondamentale ai problemi sollevati dall'articolo. Non è sbagliato e non è malsano avere la libreria, o la casa, piena degli oggetti delle proprie passioni, purché lo siano davvero.
Quello che è malsano, invece, è l'acquisto e l'accumulo sregolato, impulsivo, acritico, farsi attrarre da cose carine tanto perché sono carine al solo scopo di evadere per qualche minuto dalla noia. Ma, di nuovo, non serviva la cultura nerd per capirlo: basta aprire i cassetti della cucina della maggior parte delle case. La stessa cosa vale per la fruizione apatica dell'immondizia televisiva, una piaga vecchia di decenni. Siamo tutti un po' vittime di tutto ciò, ma se ci armiamo di consapevolezza saremo più in grado di evitare le trappole, e di giudicarle per ciò che sono. Il senso critico ci aiuta a saper scegliere le cose da fare e da acquistare in base al reale valore che attribuiamo loro, e di conseguenza a dare più valore alle cose che abbiamo fatto e acquistato. La passione è un fattore fondamentale nella cultura nerd primigenia, all'origine di quella di massa, che oggi sicuramente passa troppo spesso in secondo piano. L'articolo non ne fa menzione. Boh.
Gli riconosco comunque il merito di lanciare le giuste provocazioni su questioni molto ramificate su cui non si può essere esaustivi al 100%. D'altra parte però ci trovo la tendenza a fare di tutta l'erba un fascio, tralasciando aspetti determinanti. Sarebbe d'obbligo che tutti ci interrogassimo sul nostro ruolo nello scenario che emerge dall'articolo, e cosa salvare delle nostre vite. Perché a voler essere brutalmente franchi, siamo in tutto e per tutto il frutto di una civiltà materialista e capitalista dove - Buddha docet - tutto è vacuità.

https://dribbble.com/krugli


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