SIMAK: I GIORNI DEL SILENZIO (LA RICERCA DELLA CONOSCENZA)
In un futuro lontano diecimila anni, la civiltà umana ha abbandonato la Terra per conquistare le stelle e del suo pianeta natale ne ha fatto un unico, gigantesco cimitero, ora nelle mani di una società che è ben lieta di speculare su un gran numero di clienti morenti e paganti. Ma la Terra, forse, racchiude ancora qualche luogo autentico del suo passato, magari oltre i confini di questa distesa di lapidi, sempre che di confini ce ne siano davvero. Questa è l'intenzione dei protagonisti della storia, piuttosto bizzarri: un musicista con il suo strumento robotico e una studiosa di storia sulle tracce di un tesoro archeologico e di un antico essere immortale. Nella loro ricerca, i protagonisti si scopriranno pedine di piani superiori a loro.
I giorni del silenzio, scritto nel 1971, ha una struttura analoga a La bambola del destino di due anni prima. Questi due romanzi, in qualche modo complementari e speculari, costituiscono l'inizio della tarda fase simiakiana che inizierà a virare sui toni del fantasy o del favolistico, e vedrà pochi altri titoli significativi prima della morte dell'autore nel 1988. Dei due, però, I giorni del silenzio è sicuramente il più riuscito.
Sull'affascinante fondale sci-fi del pianeta cimitero, Simak mette in strada i suoi personaggi e tratteggia paesaggi e creature che, in definitiva, sono oggetti simbolici e al limite del surreale. L'intera storia è una specie di discesa nel buco di Alice (come già lo era La bambola del destino), fino ai capitoli finali nei quali vengono rivelate le verità supreme. Come sottolinea Ugo Malaguti (edizione Elara), i protagonisti sono spinti dalla ricerca spirituale di conoscenza e arricchimento, esattamente l'opposto del materialismo che invece caratterizzava i personaggi di La bambola. La conoscenza è sempre un valore molto alto nella poetica simakiana. E questa porta i nostri involontari eroi a essere il fulcro su cui si regge il futuro stesso della Terra.
Come capita di frequente nelle opere di Simak, anche in I giorni del silenzio vengono rivelate realtà alternative e separate nel tempo. Gli interrogativi posti dall'autore a proposito dei paradossi temporali e del concetto di destino potrebbero sembrare banali oggi, ma per l'epoca lo erano molto meno. Le idee di cui il romanzo è costellato sono tutte concettuali: spiriti vaganti che si materializzano attraverso corpi robot, macchine da guerra senzienti, e soprattutto l'Anacronista, immortale visitatore cosmico che fa da punto di congiunzione tra l'universo simakiano di questo periodo e quello dei suoi primi lavori (imperniati sul destino "cosmico" dell'umanità). La figura dell'Anacronista è parallela a quella della bambola del romanzo precedente, una figura che potremmo definire "totemica".
Giunti a questo punto, Simak si è abituato a narrare in prima persona, stile che gli permette di evitare le posizioni onniscienti tipicamente di genere (almeno ai suoi tempi) che lo costringerebbero a dare spiegazioni. La sua fantascienza ha sempre tentato di distanziarsi dai tecnicismi o dalla pura space opera, e tutte le sue scelte stilistiche mirano a questo, ma è soprattutto in questa fase che Simak predilige un approccio immersivo che ci pone all'interno del cervello dei protagonisti, e per un po' siamo persi (proprio come loro) nelle riflessioni e nei dubbi.
C'è un profumo di enormità, di eternità, in I giorni del silenzio, come in praticamente tutte le opere mature di Simak, ma potrebbe essere un po' difficile, a una prima lettura, cogliere il senso d'insieme, seguire tutti i suoi fili sottili, soprattutto se lo si legge al di fuori del suo contesto bibliografico. Da questo punto di vista è un romanzo meno accessibile rispetto a quelli degli anni '50-'60 (City, L'anello intorno al sole, Oltre l'invisibile, Camminavano come noi, La casa dalle finestre nere, Il villaggio dei fiori purpurei, Infinito). Ma se avete letto almeno i suoi lavori fondamentali (che poi sono quelli di cui ho parlato qui sul sito, in questa breve retrospettiva) gusterete pienamente anche questo.
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